2016-05-05 14:30:00

Salesiani su rapimento padre Tom in Yemen: è ancora vivo


Sulla vicenda di padre Tom Uzhunnalil, il salesiano sequestrato da un commando estremista ai primi di marzo, è importante “tenere viva l’attenzione” e “mantenere aperto il canale comunicativo”, senza per questo esercitare “pressioni” o alimentare “false speranze”. È quanto sottolinea all'agenzia AsiaNews padre Francesco Cereda, vicario del Rettor maggiore dei Salesiani, interpellato a due mesi di distanza dall’assalto di un commando del sedicente Stato Islamico (Is) al compound delle Missionarie della Carità di Aden, nel sud dello Yemen. È importante, prosegue il sacerdote, “coltivare la speranza attraverso la preghiera” perché “sappiamo che è ancora vivo” come ha dichiarato nei giorni scorsi mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale. 

Finora non vi sono state notizie certe sulla sua sorte
Dal 4 marzo scorso padre Tom Uzhunnalil è nelle mani del gruppo jihadista, con tutta probabilità legato all'Is, che ha assaltato una Casa di riposo per malati e anziani delle missionarie della Carità ad Aden. Nell’attacco sono state massacrate quattro suore di Madre Teresa e altre 12 persone, presenti all’interno della struttura. Finora non vi sono state notizie certe sulla sorte del 56enne sacerdote nato a Ramapuram, vicino a Pala (Kottayam, Kerala), da una famiglia di grande fede cattolica. Suo zio Matteo, morto lo scorso anno e anch’egli salesiano, è stato il fondatore della missione in Yemen. Padre Tom si trovava nel Paese arabo da quattro anni.

Non far cadere la sua morte nel dimenticatoio
Nei giorni scorsi mons. Hinder ha affermato che padre Tom “è ancora vivo” e ha ipotizzato un ritorno “imminente” alla libertà, anche se l’ottimismo iniziale si è stemperato con il trascorrere delle ore e la mancanza di ulteriori sviluppi positivi. Pur a fronte di una generale incertezza, padre Cereda sottolinea l’importanza della preghiera e del “mantenere viva” la sua vicenda. “Le ultime notizie sono quelle fornite dal vicario apostolico, secondo cui padre Tom è ancora in vita” sottolinea il vicario del Rettor maggiore dei Salesiani, per questo è ancor più importante “non far cadere questa storia nel dimenticatoio, ma tenere alta l’attenzione nell’opinione pubblica”. 

Messe e celebrazioni per la sua liberazione
Al momento non sono previste altre giornate di preghiera, ma la famiglia salesiana continua a ricordare il sacerdote indiano rapito in Yemen in molte funzioni, Veglie, Messe. “Ogni giovedì sera - racconta padre Cereda - alla Casa generalizia qui a Roma celebriamo l’adorazione eucaristica con questa particolare intenzione. Durante un recente incontro a Malta abbiamo celebrato una Messa per la sua liberazione”. 

Fino a quando non vi saranno notizie negative bisogna sperare e pregare
Il lavoro diplomatico, conclude il vicario del Rettor maggiore dei Salesiani, “è affidato a mons. Hinder. Noi contribuiamo con la preghiera e il ricordo. In questi giorni, in concomitanza con i due mesi dal sequestro, abbiamo inviato una lettera al fratello di padre Tom, come segno di vicinanza alla famiglia e di speranza per un suo imminente rilascio. Fino a quando non vi saranno notizie negative bisogna sperare e pregare”. (R.P.)








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