2016-05-06 15:02:00

Corea del Nord, pronti nuovi test nucleari. Kim Jong-un apre congresso


La Corea del Nord starebbe preparando un nuovo test nucleare. I satelliti infatti hanno rilevato movimenti di veicoli a Punggye-ri, il sito di tre dei quatto test fatti in precedenza. In passato, atteggiamenti simili erano coincisi con esperimenti atomici. Ieri, all'apertura del congresso del Partito dei Lavoratori, il leader Kim Jong-un ha detto che i test, e il lancio dei missili a lungo raggio sono "la prova della forza della Corea del Nord". Il congresso è il primo dal 1980, anno in cui al vertice dello Stato c’era il presidente, Kim Il Sung, nonno di Kim Jong-un. Sui lavori congressuali, Daniele Gargagliano ha chiesto un commento a Rossella Ideo, storica dell’Asia orientale all’Università di Trieste:

R. – In questo Congresso, certamente, ci sarà la presentazione di quello che aveva già formulato nel 2012: una duplice politica che mira ad allentare la morsa della fame con delle riforme economiche, ed è ben ferma la posizione sul nucleare. Di fatto, la Corea del Nord, sia ben chiaro, è uno “Stato nucleare” anche se non è riconosciuto dalla comunità internazionale come tale. Quindi, queste sono le due linee: progetto nucleare, che continua e si rafforza, e una sorta di rifondazione economica.

D. – Infatti, si è parlato della doppia politica “del burro e del nucleare”…

R. – Il “burro” è perché, tra l’altro, c’è un Rapporto recente della Fao che testimonia il fatto che, al di là della capitale che è sempre stata la vetrina del Regime e adesso lo è ancora di più, c’è una grossa sofferenza della popolazione. Ci sono grossi problemi ancora di malnutrizione, soprattutto per quanto riguarda i bambini.

D. – Kim Jong-un si farà incoronare “segretario generale del partito”; finora si è limitato al grado di “primo segretario” e di “guida suprema”. Una formalità o un modo per legittimare ancora di più la leadership nel partito?

R. – Lei ha usato una parola molto giusta: “incoronazione”. Certamente, perché si tratta di una famiglia arrivata alla terza generazione, che è proprio – direi – una famiglia reale. Più che altro, si tratterà di legittimare, di fronte soprattutto all’opinione pubblica interna, la figura del nuovo leader che dovrebbe aprire questa nuova era. Si tratterà di presentare e rivedere le politiche passate – così si è fatto nei congressi precedenti – e di tracciare delle nuove linee per il futuro. Kim Jong-un si è ispirato molto, data la sua somiglianza sorprendente con il nonno, alla figura di quest’ultimo e ciò dà proprio l’idea di essere molto vicino al fondatore.

D. – Sul fronte asiatico, la Cina sembra osservare cosa accade nel regime di Kim Jong-un, anche se non in maniera passiva viste le ultime sanzioni comminate a Pyongyang…

R. – Anche la Russia e la Cina hanno preso le distanze in quest’ultimo periodo – cioè dopo le ultime sanzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu – dal regime e stanno attuando le sanzioni. Queste riguardano le esportazioni di carbone, che sono molto importanti, e di minerali dalla Corea del Nord, che sono sempre state molto, tra l’altro, appannaggio dell’élite dirigente. In questo momento, davvero, la Corea del Nord è sola. Nel 1980, in occasione dell’ultimo Congresso del partito, si erano presentate in pompa magna 177 delegazioni in Corea del Nord, rappresentanti 118 Paesi. C’è una bella differenza tra quello che era la Corea del Nord nell’ultimo congresso e il congresso di adesso: la Corea del Nord ora è veramente un Paese molto isolato.

D. – Qual è il rischio di questo isolamento?

R. – Questo è un Paese molto resiliente, è un Paese che ha uno Stato estremamente ben organizzato. E quindi, mettere in ginocchio la Corea del Nord, lo Stato nordcoreano, non è banale. Anche perché quello che interessa il regime è appunto mantenere il regime. Abbiamo visto, sotto il padre, la più grossa carestia che un Paese industrializzato abbia mai sopportato. Eravamo veramente al livello dei Paesi africani, con decine di migliaia di morti: si parla di un milione, se non di più. Se la pia illusione degli Stati Uniti e della Corea del Sud è quella di provocare con le sanzioni una caduta del regime, per il momento direi che è una cosa che nessun analista prevede.








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