2016-05-08 09:58:00

Bregantini: per Francesco la comunicazione deve creare ponti


Si è tenuto sabato scorso a Campobasso un "Giubileo dei Giornalisti", voluto dall'arcivescovo Giancarlo Maria Bregantini e organizzato dall'OdG e dall'Ucsi Molise, rispettivamente guidati da Antonio Lupo e Rita D'Addona. Dopo il passaggio della Porta santa della Cattedrale e un momento di preghiera, i giornalisti - assieme a numerosi studenti delle scuole di Campobasso - hanno partecipato ad un convegno incentrato sul messaggio di Papa Francesco per l'odierna 50.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali incentrato sul tema "Comunicazione e Misericordia, un incontro fecondo". Proprio su questo binomio, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Bregantini che, oltre ad essere pastore della arcidiocesi di Campobasso-Bojano, è anche giornalista iscritto all'Ordine:

R. – Innanzitutto, è un messaggio ben indovinato, inquadrato molto bene, che raccoglie soprattutto tre punti grandi, che mi sembrano molto importanti. Primo, la capacità di mediazione di ogni parola - la parola è già una mediazione tra me e te, tra il mio cuore e il tuo cuore - e quindi anche la capacità, come dice il Papa, di far sì che questa parola esca dal cuore, perché possa entrare nel cuore. Ed è molto bella l’immagine che usava il nostro San Francesco di Sales, ripetuta da Newman, Cor ad cor loquitur, cioè ciò che esce dal cuore entra nel cuore. La seconda cosa su cui il Papa batte molto è il fatto che debba essere una parola capace di scuotere le coscienze, senza farle svergognare e senza farle scappare, ma costruendo invece ponti. La comunicazione è un ponte naturale, non un muro. E’ un muro se io mi rifugio, se attacco, se offendo, se dimentico; è un ponte, se costruisco, se lodo, se capisco, se ascolto. Ed il terzo punto è importante: la pienezza della comunicazione è l’ascolto, perché senza l’ascolto non c’è la reciprocità. Ascolto vuol dire pazienza, vuol dire mitezza, vuol dire scavare nel cuore dell’altro fino in fondo. Questo è ciò che rende bello il cuore. Ecco, perché la comunicazione ricca, rivestita di misericordia, si fa veramente vertice del comunicare.

D. – Il potere della comunicazione è il potere della prossimità, diceva Francesco già nel suo primo messaggio delle Comunicazioni Sociali, e lo ripete alla fine di questo messaggio…

R. – Direi che averlo ripetuto qui aiuta a capire molte cose, soprattutto aiuta a capire che “prossimità” non è solo un gesto, potremmo dire, fisico di dare un bicchier d’acqua, ma è il modo, è lo sguardo, che poi è anche la sintesi dell’Amoris laetitia. Con la prossimità di una Chiesa scopri la tua fragilità, il tuo peccato. Ed ora tu sei illuminato, non perché ti metto un divieto, ma perché io ti creo un ponte tra te, la tua storia, Dio, la tua famiglia, il tuo passato.

D. – Diceva don Tonino Bello che a chi non ha casa non basta dare un letto, bisogna anche saper dire buonanotte e il linguaggio della misericordia è qualcosa cui tiene moltissimo Francesco…

R. – Se chi scrive si pone dalla parte di chi legge, deve capire che non è bravo chi scrive, ma è bravo chi si fa capire da chi legge. Quindi, giocare sugli aggettivi, sulle frasi brevi, su aggettivi ben curati… Innanzitutto, sugli aggettivi, perché gli aggettivi sono i fiori del prato: un prato senza fiori è senza sapore, come un cielo senza stelle. Questo è il punto: è molto importante la dinamica di porsi in relazione a chi mi legge.

D. – Lei è un pastore, ma è anche un giornalista, un giornalista con tanto di tesserino, quindi a tutti gli effetti. Quanto lo aiuta anche nel suo ministero di vescovo, di pastore, il fatto di essere anche un giornalista e di aver avuto e continuare ad avere anche un’esperienza pratica di comunicazione…

R. – Io guardo poco la televisione, ma ascolto molto la radio, mentre mi preparo…  Questo, quindi, mi dà la realtà delle cose. Un altro elemento che mi aiuta è la lettura degli articoli di fondo. E’ essenziale, perché è impossibile seguire tutto. Terzo: do molta importanza al diario. Io coltivo il mio diario personale da sempre, da ragazzo delle medie. Anche stamattina ho scritto due pagine, non tutti i giorni allo stesso modo: qualche giorno scrivo tre righe, qualche giorno trenta. Il diario, però, modella gli eventi, mi libera dalle emozioni pungenti … Perché quello che io scrivo non è frutto di un’immediatezza e nemmeno di un pessimismo consueto per far piacere, ma nasce da una profonda lettura del mio cuore a contatto del cuore degli eventi. Allora, questa sincronia cor ad cor, il diario la registra e ne diventa la sinfonia.








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