2016-05-08 08:10:00

Giovagnoli: grande vicinanza e passione del Papa per l'Europa


Ha suscitato reazioni molto positive da parte dei leader europei che l’hanno ascoltato in Vaticano, il denso discorso di Papa Francesco sull’Europa in occasione della consegna al Pontefice del Premio Carlo Magno. Impressionati dalle sue parole e incoraggiati a continuare nell’impegno dell’edificazione del Continente e della sua coesione, si sono detti Schulz, Juncker, Tusk e la cancelliera tedesca Merkel. Francesco ha esordito costatando una crisi ormai evidente: “Che cosa ti è successo Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà?”, si è domandato. Sentiamo al microfono di Adriana Masotti il commento del politologo Agostino Giovagnoli, docente di Storia contemporanea all’Università Cattolica del Sacro Cuore:

R. – Questa domanda “Che cosa ti è successo Europa?” a me sembra efficacissima, perché – da una parte – mette apertamente il dito su una realtà problematica, ma - dall’altra parte - quel dire “Tu, Europa…” dà anche il senso della vicinanza, direi della passione con cui Papa Francesco si sta assumendo il problema dell’Europa, che tanti europei non sembrano oggi in grado di sostenere da soli. Mi sembra una mano tesa molto importante nei confronti dell’Europa.

D. – Poi, il Papa ha delineato l’idea dell’Europa di oggi, quella che lui si augura. Ha parlato di “aggiornare l’idea dell’Europa” e ha detto che per fare questo ci vogliono tre capacità: integrare, dialogare e generare...

R. – Credo che si possa dire che Papa Francesco viva pienamente la realtà del mondo globalizzato e, nel mondo globalizzato, la vitalità delle civiltà, delle culture, dei sistemi e dei Paesi è legata alla capacità di incontro. Nessuno si rigenera da solo, ma solo nella capacità di accogliere elementi, spinte, sollecitazioni che vengono da altri mondi. E oggi questo è il problema cruciale dell’Europa, un’Europa che ha esaurito un ciclo della sua storia. Papa Francesco lo dice apertamente che non è una realtà facile con cui fare i conti, tuttavia è la premessa proprio per capire che è possibile un’altra storia. Ma un’altra storia comincia adesso solo se l’Europa, gli europei accettano di incontrare altri: quei tanti, per esempio, che oggi bussano alla sua porta.

D. – E parla non solo di accoglienza, ma proprio di integrazione culturale. Per questo anche la necessità del dialogo…

R. – Assolutamente sì, tanto che non rimpiange nostalgicamente un’Europa che non c’è più, difendendo le sue radici cristiane; al contrario, vede possibile una vera presenza, una forza del Vangelo, del cristianesimo in Europa solo nella misura in cui questo incontro si sviluppa, solo nella misura in cui c’è l’integrazione piena delle culture.

D. – Papa Francesco descrive poi la terza capacità - “generare” – e qui parla di difesa della vita, della promozione della vita, della famiglia e torna su un suo tema molto caro: il lavoro e soprattutto il lavoro per i giovani…

R. – Sì, questa è giustamente una preoccupazione che si lega molto al futuro dell’Europa. I giovani sono il futuro dell’Europa, ma come fare? Io sono rimasto molto colpito dal fatto che autorità europee di massimo livello - la presenza anche di Angela Merkel - abbiano dato a questo avvenimento un significato davvero interessante. E’ come se i responsabili della politica europea venissero a bussare alla porta di Francesco e gli chiedessero aiuto; come se l’Europa oggi potesse salvarsi solo se Francesco le dà una mano e indica una strada che gli europei siano in grado di accogliere. E’ qualcosa di sorprendente - non mi pare sia mai accaduto in tempi recenti – e che sta ad indicare come il rigenerarsi dell’Europa sia al centro appunto di una preoccupazione ineludibile, anche dal punto di vista politico, oggi, per gli europei.  

D. – E poi, in conclusione, il Papa ha espresso il suo sogno di un nuovo umanesimo europeo, ripetendo più volte: “Sogno un’Europa in cui essere migrante non è un delitto; sogno un’Europa, in cui i giovani possano respirare onestà, in cui avere figli sia una responsabilità e una gioia e non un problema…” Ecco, molto bello questo suo sognare un’Europa diversa…

R. – Molto bello, perché scaccia gli incubi che oggi popolano i pensieri degli europei; molto bello perché evoca “I have a dream…” di Martin Luther King, che apre uno scenario di speranza, di grande speranza per l’Europa; e poi anche perché conferma ancora una volta che l’Europa c’è, esiste, ha un futuro ed è qualcosa su cui oggi noi europei non siamo più così certi. Questo sogno, dunque, spalanca degli orizzonti che non credevamo più praticabili. Invece Francesco ci dice che l’Europa esiste, direi quasi a dispetto degli europei, prima di loro e anche davanti a loro. Questo, appunto, è il suo messaggio.








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