2016-05-10 14:35:00

Sindone, Marinelli: molti dati a favore dell'autenticità del Telo


All’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede a Roma, si terrà questa sera, alle ore 18, una Conferenza della prof.ssa Emanuela Marinelli, sul tema “La Sindone: indagine su un mistero”. All’evento sarà presente il card. Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi. Come è noto il lungo Telo di lino che certamente ha avvolto il corpo di un uomo crocifisso e che, secondo la tradizione, porta l’impronta di Cristo stesso, non cessa di suscitare interesse nella comunità scientifica. Molti ancora gli studi da fare e molto ciò che già si è scoperto. Adriana Masotti ha sentito la stessa Marinelli, sindonologa di fama mondiale:

R. – Il grande interesse della Sindone risiede soprattutto nel fatto che essa riporta non solo il sangue del cadavere che è stato avvolto nel lenzuolo, ma anche la sua immagine. Il fatto poi che questo lenzuolo sia attribuito alla sepoltura di Cristo rende l’argomento ancora più affascinante e anche più discusso. Infatti, un grande dibattito è nato dopo la datazione al Carbonio-14 del 1988, che collocò l’origine della Sindone nel Medioevo. Quella datazione fu condotta su un angolo della stoffa, però nella zona circostante si è scoperto che esistevano degli inquinamenti dovuti a funghi e a batteri, i quali possono alterare la datazione anche di 1000 anni. Ciò si è visto sulle mummie egizie, per esempio. E quindi, in realtà, quella datazione non è stata la parola definitiva, anche perché sono state poi fatte, presso l’Università di Padova, tre nuove datazioni con tre diversi metodi. Insomma, il risultato di queste tre nuove datazioni è che la Sindone risale invece all’epoca di Cristo. Rimane il mistero dell’immagine, perché i fisici dell’Enea di Frascati l’hanno assimilata a un effetto di luce, e un cadavere normalmente, certo non può emettere luce. Questo potrebbe anche essere avvenuto al momento della Resurrezione. Non lo sappiamo, ma la Sindone ha questo fascino: è come un negativo fotografico che ci riporta al positivo questo corpo, solennemente composto nella morte, ma con un volto che ci dà veramente una luce di speranza.

D. – È possibile ancora fare ulteriori studi, scoperte, sia per quanto riguarda la datazione sia per capire di più questo mistero della luce?

R. – Sì, molti scienziati vorrebbero fare una nuova datazione anche con il metodo del radiocarbonio, che nel frattempo ha fatto chiaramente grandi progressi, con prelievi in altri punti. Poi, approfondire anche il discorso delle datazioni alternative. Al tempo stesso, l’immagine sfida la scienza. E poi c’è il sangue: certamente con i metodi più moderni di studio del sangue si potrebbe dire qualcosa di più di quello che sappiamo. E poi c’è tutto l’altro filone di indagine storica, che abbraccia anche la storia dell’arte, perché si cercano documenti dei primi secoli: i volti di Cristo che abbiamo a partire dalle antiche icone, dal IV secolo, sono praticamente copiati dal volto della Sindone. Quindi, la datazione della Sindone è stata fatta meglio dalla storia dell’arte in questo momento che non dalla fisica. Quello che invece è stato già appurato è il confronto con quello che sappiamo non solo dai Vangeli, ma anche dalla archeologia. Tutto coincide e tutto ci porta lì, in quel sepolcro di Gerusalemme, trovato poi vuoto.

D. – La conferenza di stasera, le tante conferenze che lei tiene in giro per l’Italia e nel mondo: per dire che cosa, soprattutto? Che cosa le sta a cuore di comunicare ai suoi uditori?

R. – Vede, io mi sono interessata alla Sindone nel 1977, quando furono scoperti su di essa pollini di piante che non crescono in Europa, ma in Medio Oriente. Questa scoperta dei pollini mi ha aperto uno scenario nuovo, perché se i pollini sono di piante del Medio Oriente – mi sono detta – la Sindone da lì viene! Io sono laureata in Scienze naturali e quindi questo era un linguaggio che parlava alle mie orecchie... Da lì ho raccolto poi tutta una serie di elementi, di motivi sia storici sia scientifici, per ritenere che questo lenzuolo sia proprio il lenzuolo funebre di Gesù. E, a questo punto, tenere per me queste scoperte sarebbe egoismo: io voglio far sapere alla gente che abbiamo tutti i motivi per ritenere autentica la Sindone. E soprattutto il mio impegno è aumentato proprio dopo la datazione che aveva bollato la Sindone come un falso medioevale. Io mi sono detta allora: “Devo testimoniare la verità, e la verità non è quella”. Poi, certo, ognuno può concludere liberamente, ma è importante un’informazione storico-scientifica doverosa, perché si decida se credere o meno all’autenticità di questo lenzuolo in base a elementi concreti.








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