2016-05-11 13:54:00

Baghdad, attacco Is: oltre 60 vittime. Appello del patriarca Sako


Non si ferma la furia terrorista in Iraq. È di oltre 60 vittime il bilancio di un attentato dinamitardo avvenuto questa mattina in un mercato di Baghdad, nel distretto sciita di Sadr City. Più di 80 i feriti nell’esplosione provocata da un’autobomba. L’attacco è stato rivendicato dal sedicente Stato Islamico. Anche alla luce dell’ultimo appello del Papa per la pace in Medioriente, contenuto nella lettera a Tawadros II, Daniele Gargagliano ha raggiunto telefonicamente a Baghdad il patriarca della Chiesa cattolica caldea irachena, Louis Raphaël Sako:

R. – La morte diventa un fenomeno quotidiano. Le esplosioni avvengono non solo qui a Baghdad, ma anche altrove. C’è un vuoto di potere: il governo non è ancora formato e il Parlamento ha fallito. C’è poi tanta corruzione… Il futuro quindi è veramente ignoto. È già un miracolo che tutto funzioni nonostante queste esplosioni e la confusione, ma la gente è stanca e perde la pazienza. È per questo che noi abbiamo bisogno di azioni concrete per mettere fine a questa tragedia, a questa fuga dei cristiani, ma anche degli altri.

D. – Papa Francesco ha rivolto un nuovo appello alla comunità internazionale per la Siria e l’Iraq nella lettera inviata al patriarca della chiesa copta-ortodossa. Il Santo Padre ha anche rivolto un pensiero alle comunità cristiane impegnate in Iraq e in Siria nell’affrontare le prove quotidiane in un contesto definito “tragico”. Sentite il sostegno del Pontefice nella vostra missione sul campo?

R. – Sì, certo. Il Santo Padre si comporta come un pastore con noi, come un padre, e ci sta molto vicino.

D. – Ma c'è un piano più generale, una visione, da parte della comunità internazionale?

R. – Non c’è una visione, perché i Paesi perseguono i propri interessi, ma non prendono in considerazione anche quelli di questi popoli. E chi sa meglio di noi la nostra situazione! Devono quindi ascoltarci, per vedere come fare. Queste guerre durano da anni; dopo l’Is verrà un altro il problema. Ed è grave quando questa gente ritorna nelle loro case, nei villaggi, e trova tutto in rovina. Non ci sono i soldi per ricostruire le case; mancano i servizi e il lavoro… Questa gente va via, lascia il Paese. Ci possono essere anche gruppi criminali. Non c’è una soluzione autentica e giusta.

D. – In Siria la tregua non regge, i negoziati di Ginevra per la pace stentano a produrre risultati, mentre intanto si consuma la crisi umanitaria: qual è il suo auspicio?

R. – Questa tregua è fragile! La gente vuole la pace, vuole stabilità. Bisogna aiutare le persone a dialogare in modo civile e a prendersi le loro responsabilità. Ci vuole sì la forza per mantenere la pace e la stabilità, ma serve anche un dialogo vero e responsabile.








All the contents on this site are copyrighted ©.