2016-05-11 14:45:00

Camorra, padre Valletti: la magistratura è l'unica trincea


Solidarietà dal mondo politico, ma soprattutto dal mondo della magistratura, sta giungendo a Giovanni Colangelo, il procuratore di Napoli che, secondo le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, avrebbe dovuto essere vittima di un agguato camorristico. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

Oltre mezzo chilo, tanto sarebbe stato il tritolo sequestrato il 29 aprile scorso in provincia di Bari, a Gioia del Colle e che, secondo le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia della Sacra Corona Unita, vicino alla camorra, avrebbe dovuto essere usato contro il procuratore capo di Napoli, Giovanni Colangelo, che nella cittadina pugliese, dove l’attentato sarebbe dovuto avvenire, ha la residenza. Cinque le persone fermate a Bari dalla Direzione distrettuale antimafia, nell’ambito dell’indagine partita dal tentato omicidio di un pregiudicato in una faida tra clan. Colangelo, 69 anni, è a Napoli dal 2012. Sotto la sua guida sono stati molti i colpi inferti alle cosche, ma il magistrato negli anni ha soprattutto ribadito che la repressione contro la camorra non basta, se non è supportata da “un profondo cambiamento culturale”. Ciò di cui è da sempre convinto padre Fabrizio Valletti, superiore della comunità dei Gesuiti nel rione napoletano di Scampia:

R. – Ecco, sì. Purtroppo, le condizioni oggettive non sono ancora favorevoli, perché la dominanza della camorra è forte. Però, non è solo la camorra. La città risente di forme sotterranee di alleanza tra potere economico, potere politico e la camorra che è difficile da individuare, ma che comunque sottintende. Purtroppo, non c’è un cambiamento evidente in questo tempo.

D. – Questo, purtroppo, la cronaca ce lo racconta ogni giorno. Addirittura, sembra che ci sia un peggioramento della situazione…

R. – Sì, c’è un peggioramento nel senso che essendo stati arrestati praticamente i capi storici della camorra napoletana, attualmente ci sono dei giovani spregiudicati che, con attività molto violenta, entrano in rapporto con tutte le realtà, senza attenzione, senza discriminazione. Io visito le carceri e quello che mi fa preoccupare è che trovo detenuti sempre più giovani che sono arrestati, molti però sono liberi e continuano ad avere atteggiamenti proprio spregiudicati, senza controllo.

D. – Lei da sempre è impegnato a Scampia, dove è superiore della comunità dei Gesuiti e dove la Compagnia ha deciso di rafforzare la presenza. Perché?

R. – Perché la nostra esperienza di inserzione vuol dire che sia sul piano sociale-culturale, sia sul piano religioso, sia sul piano della pastorale giovanile, merita attenzione. E la Compagnia ha destinato, in questi anni, tre giovani: Sergio Sala per la cura del Centro Hurtado e del progetto culturale; Walter Bottaccio, nella chiesa; Marco Colò, che è l’ultimo arrivato, un giovane molto bravo, che si occupa dei giovani… Questo nel tentativo di poter sviluppare, all’interno di una situazione periferica di grande disagio, un’azione pastorale che noi diciamo “integrata”, che va da una cura religiosa a un’attenzione culturale e a un impegno sociale.

D. – Quindi, voi avete il polso della situazione, del percorso che questi giovani compiono, quegli stessi giovani che poi lei ci dice di incontrare di nuovo nelle carceri…

R. – E difatti, uno dei punti di maggiore delicatezza, per esempio, è la mancanza di scuole aperte. Noi, nel quartiere, abbiamo cinque scuole medie e nessun Istituto comprensivo ha il tempo pieno. Questo viene sottolineato da tutti i parroci più sensibili. La scuola non offre una continuità di pedagogia e di didattica e noi abbiamo dei ragazzi che lasciano la scuola durante il percorso delle medie, li ritroviamo analfabeti e sono esca facilissima da parte della camorra. Oltre al grande problema del lavoro, per uno che oggi non ha una qualifica è difficile lavorare. A Napoli, poi, c’è il grande problema che la ricca borghesia napoletana difficilmente investe in attività produttive. Napoli, da un punto di vista di occupazione e di possibilità, si è spenta.

D. – Non ultimo, il forte problema legato alle ombre sulla politica in Campania…

R. – E’ tutto collegato, perché non essendoci una base sensibile e formata a una partecipazione politica, emergono personaggi che, a titolo personale, cercano di affermarsi e molte volte la loro affermazione è collegata ad ambienti che non sono onesti, che non sono legali. Il quadro politico amministrativo della Campania è molto sofferente. Per esempio, ora, per le scadenze elettorali prossime noi verifichiamo questa frammentazione e la difficoltà anche nella popolazione di riconoscersi in progetti politici significativi.

D. – Secondo lei, questo presunto tentativo di assassinare il procuratore capo di Napoli che segnale è?

R. – Io credo che la Magistratura del meridione, di Napoli in particolare, sia l’unica trincea per una difesa dell’onestà e del bene comune. Per cui è un segnale: se aggrediscono i magistrati è segno che i magistrati fanno il loro dovere di rilevare l’illegalità, la corruzione e quindi sono bersaglio facile della criminalità. Io sottolineerei che c’è una base di cittadini e di associazioni che stanno contrastando questo clima di illegalità, di qualunquismo, di populismo. Ci sono molti gruppi, per esempio, anche a Scampia, che sono veramente impegnati. L’associazionismo, sia di ispirazione religiosa sia laica, sta facendo un grande servizio. Poter fare una rete su questo associazionismo può essere un compito importante, sia della politica, sia della Chiesa.








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