2016-05-11 11:31:00

Papa a capo Bektashi: non ci sono alternative alla via del dialogo


Papa Francesco ha incontrato oggi in Vaticano il capo mondiale della Comunità dei Bektashi, Baba Edmond Brahimaj. Si tratta di una confraternita musulmana di derivazione sufi, fondata nel XIII secolo in Turchia e diffusasi soprattutto in Albania. Come tutte le comunità religiose albanesi anche i Bektashi hanno sofferto persecuzioni sotto il regime comunista. In diverse occasioni hanno partecipato ad eventi promossi dalla Santa Sede, come alcune Giornate di Preghiera per la Pace ad Assisi e la Beatificazione di Madre Teresa di Calcutta nel 2003. Avevano già incontrato Papa Francesco nel settembre del 2014 in occasione del suo viaggio in Albania. Sull’udienza con il Papa, ascoltiamo il capo dei Bektashi Baba Edmond Brahimaj al microfono di Sergio Centofanti:

R. – È stato un incontro meraviglioso. Il Papa, lasciando da parte il protocollo, si è avvicinato da fratello a fratello, con una grande cordialità. È stato un messaggio di fraternità; abbiamo riaffermato il valore del dialogo, dell’incontro fraterno e dell’importanza che le comunità religiose hanno per la società odierna.

D. – Che cosa l’ha colpita di quello che ha detto il Papa?

R. – Innanzitutto, il suo ricordo indelebile della visita apostolica che ha compiuto in Albania e le immagini che, come ha raccontato il Santo Padre, conserva nel cuore e nella mente: la gioventù - un popolo molto giovane - e la forza di questo popolo e di questo Paese. Poi ha ricordato i cimiteri, con le tante tombe delle persone che hanno sacrificato la loro vita, sono state perseguitate e hanno offerto la vita per la fede nel Signore e per la fraternità. Inoltre, ha ricordato il lavoro svolto dal Consiglio delle comunità religiose in Albania che si incontra regolarmente proprio per conservare la convivenza pacifica e costruttiva per il Paese. E l’incontro che lui ha avuto con tutte le comunità religiose in Albania, dove ha visto una ferma volontà dell’incontro, del dialogo fraterno, sincero, franco, per trasmettere a tutti i credenti la via dell’amore, dell’incontro e della pace che il Signore ci ha lasciato, perché non ci sono alternative alla via della pace e dell’incontro.

D. – Ci può dire qualcosa sulla comunità Bektashi?

R. – È una corrente del misticismo islamico, che trasmette la pace, la fraternità e la fede nel Signore. È un ponte di collegamento tra l’Occidente e l’Oriente. E la via che ha percorso e che percorre il Bektashismo è quella della pace e della fraternità, come unica via che conduce al Signore, che fa incontrare gli uomini come fratelli al cospetto di Dio. È incontro e accoglienza delle persone al di là di ogni appartenenza o di visione religiosa, etnica, di colore o quant’altro. Il Bektashismo lotta per la famiglia e la difende come fondamento della società: la famiglia, quella tra l’uomo e la donna, come punto fermo per oggi e domani. L’uomo e la donna sono alla pari, godono della stessa dignità e hanno la stessa valenza nel momento della preghiera nel Tempio. Sono accolti alla stessa maniera, senza discriminazioni né distinzioni. Per cui è un’unità, secondo il progetto di Dio. I Bektashi non coprono le donne con il burka o con altri tipi di copertura, perché secondo loro l’uomo è l’immagine di Dio e la dignità dell’uomo non deve essere coperta, bensì manifesta, quindi pubblica: l’immagine di Dio non deve essere coperta. Poi sono anche contro ogni forma di violenza e terrorismo di qualsiasi matrice. Sosteniamo e seguiamo il Santo Padre, Papa Francesco: una guida che porta la bandiera della pace, della convivenza pacifica tra le religioni, tra i popoli e le nazioni. Sosteniamo fortemente questo suo percorso e il cammino intrapreso nel nome di Dio e della fraternità tra i popoli. E siamo altrettanto fieri e orgogliosi di avere anche Madre Teresa come un esempio concreto di come si possa incarnare e vivere l’amore di Dio nei gesti concreti verso il prossimo. Colgo l’occasione per augurare pace e bene a tutti!








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