2016-05-11 15:59:00

Sindaco Licata: imparerò a convivere con la paura


Non si dimette il sindaco di Licata, Angelo Cambiano che ha ricevuto la scorta dopo l’incendio dell'abitazione del padre. Il sindaco aveva dato esecuzione alle sentenze della Cassazione sulle demolizioni delle case abusive nella costa licatese suscitando le proteste degli abitanti. Intanto la Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta per verificare i motivi per cui negli ultimi 15 anni nessuno degli amministratori ha avviato le demolizioni dopo la sentenza. Valentina Onori ha intervistato il sindaco di Licata

R. – Purtroppo pago lo scotto di anni e anni di abbandono dei territori, anni in cui la politica ha fatto passare messaggi completamente errati, in cui sull’abusivismo si sono costruite carriere politiche perché la politica è andata alla ricerca del consenso e non delle soluzioni. Non ho fatto altro che il mio dovere, che è quello di rispettare la legge, rispettare le regole e dare seguito ad una nota della procura su ordini di demolizioni, con sentenze passate in giudicato. La politica locale è stata completamente assente in queste settimane: ha isolato un sindaco, un’amministrazione comunale con la solita tecnica di adoperare la ricerca del consenso. Consideri che un presidente del Consiglio comunale, che è un’istituzione, non partecipa alla processione del santo patrono, Sant’Angelo, per solidarizzare con gli ex proprietari di immobili abusivi. Quindi il messaggio che è passato, purtroppo, è stato devastante, cioè da una parte, ci sono i buoni, che vogliono salvare gli immobili, dall’altra parte, ci sono i cattivi, che vogliono demolire gli immobili, non facendo altro che applicare la legge e rispettare le regole. Sono demoralizzato, però sono convinto di stare dalla parte giusta e dalla parte corretta e credo che non debba giustificarmi per azioni sane, che vanno in un percorso intrapreso di cambiamento, di rispetto delle regole e di legalità.

D. – Lei ha detto che non si dimetterà…

R. – No, sono stati e sono momenti tuttora difficili. Fra poco diventerò papà e quindi il concetto e la riflessione che ho portato avanti è: “che cosa racconterò a mio figlio fra qualche mese? Che mi sono dimesso, perché non ho voluto applicare la legge e rispettare le regole?” Sono altri i valori che vorrei trasmettere a mio figlio e alle nuove generazioni. Non mi dimetto, perché sarebbe una sconfitta e probabilmente imparerò a convivere con la paura.

D. –Lei ha detto anche che non si aspettava questo sciacallaggio politico all’interno del Municipio. Riguardo a questo cosa può dirmi?

R. – Si era trasmesso e diffuso un senso di impunità, secondo cui si pensava che mai nessuno sarebbe arrivato a tal punto. Anni e anni in cui mai nessuno ha fatto niente, hanno fatto passare il messaggio che in questi anni ci sono stati i buoni che hanno messo la testa sotto la sabbia e hanno rinviato il problema. E adesso c’è un sindaco che, a 34 anni, eredita 40 anni di abbandono dei territori e non sta facendo altro che le scelte corrette, amministrando un Comune che ha 37 milioni di euro di debiti, ma che ha tanta voglia di cambiamento, perché Licata non è solo abusivismo. Voglio credere nel cambiamento e voglio credere che un futuro migliore passi anche per scelte coraggiose. Vado avanti senza farmi condizionare da pseudopolitici, che già hanno iniziato la campagna elettorale per le prossime regionali. Non è un problema solo di Licata, è un problema che riguarda il Meridione d’Italia, è un problema che riguarda l’intera nazione. Non si può correre il rischio che la giustizia si trasformi in ingiustizia.

D. – Accetterà la scorta?

R. – Sì, è già arrivata, mio malgrado. Anche se non era questo quello che cercavo, perché non voglio essere né un eroe né un martire. Però che si fa? Sono quasi in un vicolo cieco. Per fare il mio dovere mi sono ritrovato catapultato in questa situazione. Il cambiamento di questa terra siciliana, bella, splendida e maledetta - aggiungerei io - passa anche per scelte coraggiose.  








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