2016-05-12 08:55:00

Rapporto Ior: vertici Istituto a confronto con Radio Vaticana e Osservatore Romano


In occasione della pubblicazione del Rapporto Annuale 2015 dello Ior, il presidente dell’Istituto Jean-Baptiste Douville de Franssu e il direttore generale Gian Franco Mammì si sono confrontati in una tavola rotonda con Giuseppe Fiorentino dell’Osservatore Romano e Alessandro Gisotti della Radio Vaticana, sui dati del rapporto, l’opera di rinnovamento della struttura e il futuro dell’Istituto per le Opere di Religione:

Il presidente de Franssu ha innanzitutto risposto alla domanda sul perché il Vaticano e la Chiesa abbiano oggi bisogno dello IOR e quali servizi lo IOR offra alla Chiesa:

First of all, we should remember that the Vatican being a sovereign State…
“Innanzitutto – ha risposto il presidente dello IOR – dobbiamo ricordare che il Vaticano essendo uno Stato sovrano ha una sua economia, e come ogni Stato sovrano che ha un’economia ha bisogno di un’istituzione a cui ci riferiremmo tradizionalmente come un’istituzione finanziaria che consenta il trasferimento dei pagamenti e che permetta ai differenti agenti economici di operare. Questo è il ruolo primario dello IOR”. Inoltre, ha aggiunto de Franssu, lo IOR ha sviluppato un servizio di gestione del patrimonio. In particolare, ha osservato, lo IOR aiuta le congregazioni, le istituzioni e le diocesi a “gestire i propri asset” e “i propri soldi”. Quindi, ha ribadito, due principali attività: pagamenti e servizi gestionali. “Penso – ha detto – che il ruolo che svolge per la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano, sia di grande importanza perché permette ai diversi elementi della economia del Vaticano di funzionare”.

E’ stato dunque chiesto al direttore generale Mammì se si può dire che oggi lo IOR sia completamente trasparente e come sono potuti accadere gli abusi che si sono verificati nel passato:

“Come è potuto accadere? E’ comunque una comunità di uomini e sicuramente – ha osservato Mammì - l’assenza di regole, di un ordinamento e di una serie di norme stringenti ha consentito questo. Posso dire con certezza che oggi lo Ior è assolutamente ‘pulito’, se dobbiamo utilizzare questo termine. E’ stata fatta una grande attività di riordino di tutta la clientela, sulla base di una regolamentazione oggi molto precisa: regolamentazione che ha determinato procedure e regole certe, con griglie normative e procedurali assolutamente efficaci. Diciamo che è stato costituito finalmente un presidio, dal quale sarà impossibile poter tornare indietro”.

Sempre sul tema della credibilità dell’Istituto, è stata rivolta una domanda al presidente de Franssu. Lo IOR, si è osservato, è stato collegato ad una serie di scandali ed è stato riportato che la Mafia ha usato lo Ior per il riciclaggio di denaro. Cosa, dunque, si può rispondere al riguardo:

I think first and foremost, it’s important to remember what are the core values of the Institute…
“Prima di tutto – ha affermato il presidente dello IOR – è importante ricordare quali sono i valori fondanti dell’Istituto. L’obiettivo principale dell’Istituto è aiutare il Santo Padre, aiutare la Chiesa e la sua opera. Quindi, molti dei punti presenti nella domanda, che sono essenzialmente negativi, non hanno nulla a che fare con lo IOR. Il focus su cui ci siamo concentrati e che abbiamo sviluppato ancora di più dall’arrivo di Gian Franco Mammì come direttore generale, è di essere una istituzione il più possibile pulita e rigorosa”. A proposito degli abusi del passato, de Franssu assicura che “è stata compiuta una grande mole di lavoro per comprendere cosa sia successo e perché” in modo da “restituire alla Chiesa” qualsiasi cosa sia stata portata via all’Istituto. Il presidente sottolinea inoltre che ogni “istituzione finanziaria che non abbia una forte governance, dei seri controlli, e una solida disciplina e organizzazione è, inevitabilmente, esposta a potenziali abusi perché non si possono servire due padroni. E i soldi rappresentano una tentazione”. Quindi, soggiunge, negli ultimi anni è stata messa in campo un’opera che faccia sì che “non succeda mai più quanto successo in passato”. Rileva poi che lo IOR, come tutte le istituzioni finanziarie, è soggetta a questo tipo di problemi, ma è comprensibile che ci si aspetti dall’Istituto una maggiore integrità. “Lo IOR – ha affermato – è un’istituzione finanziaria che difficilmente potrebbe essere più trasparente ed efficiente di quanto lo sia oggi”.

Sempre il presidente de Franssu ha quindi risposto ad una domanda riguardo investimenti dello IOR in compagnie di carburanti fossili, se questo suona strano dopo la pubblicazione della Laudato si:

First of all, currently the percentage of equities in IOR’s proprietary portfolio is very limited: 1’7%...
“Prima di tutto – ha spiegato de Franssu – attualmente la percentuale di azioni nel portafoglio dello IOR è molto limitata: l’1,7 per cento. E in questo 1,7 per cento non c’è alcuna società che faccia qualcosa contro l’insegnamento della Lautato si”. Il presidente dello IOR ha rammentato che gli ultimi 12 mesi sono stati un periodo molto difficile per i mercati finanziari e quindi è stata molta ridotta la quota azionaria nel portafoglio dello IOR. Quando si potrà riaumentare questa quota, ha aggiunto, gli investimenti dovranno essere in società che non siano contrarie agli insegnamenti del Santo Padre

Ancora il presidente de Franssu ha risposto sulla sorte del VAM, il Vatican Asset Management:

This concept of Vatican Asset Management was one of COSEA reccomendations…
“Il concetto di Vatican Asset Management era tra le raccomandazioni di COSEA. Quindi – ha sottolineato – questo è completamente separato dallo IOR. Si tratta di due argomenti separati. Ho visto che alcuni commenti tendono a mischiare le due cose ma questo non è corretto”. De Franssu ricorda inoltre che COSEA, la commissione voluta da Papa Francesco per fornirgli alcuni consigli riguardanti l’organizzazione amministrativa e finanziaria della Santa Sede, offrì alcune indicazioni. Alcune sono state applicate, altre non ancora e altre non verranno mai attuate.

Il direttore generale Mammì ha invece risposto sui motivi che hanno fatto sì che il 2015 non fosse un anno particolarmente redditizio per lo IOR:

“Intanto non direi che non sia stato redditizio: è stato – afferma Mammì – redditizio compatibilmente con le difficoltà obiettive del mercato, della sua volatilità, delle crisi che ci sono state, come quella greca. Diciamo che, da parte nostra, è stato fatto un lavoro, comunque, efficiente e di grande dignità. Sarà possibile verificare i numeri dai nostri bilanci. L’utile di quest’anno è coerente con lo scenario economico-politico di riferimento e va considerato anche alla luce del fatto che ci lasciamo alle spalle una fase importante di transizione. Per quanto riguarda invece i rendimenti dei nostri clienti, questi hanno rispettato i loro desiderata. Questo è un altro concetto importante: ovvero non esiste una formula assoluta di gestione patrimoniale o di gestione dei risparmi dei nostri clienti, esiste quello che il nostro cliente ci chiede di realizzare, tenendo conto anche dei limiti che ci impone”. Dal punto di vista della proprietà, prosegue il direttore generale, “tutto quello che poteva essere fatto, è stato fatto. Gli utili sono stati realizzati. E il compito di destinarli alla Commissione cardinalizia è stato assolto. Quello che sicuramente continueremo a fare – ed è questo l’obiettivo primario - sarà rendere il sistema IOR sempre più efficiente. Ed è quello che stiamo già facendo sia in termini di professionalità interne sia in termini di strumenti e di piattaforme tecnologiche. Guardando al futuro l’idea che ci muove è quella dello sviluppo, non della sopravvivenza”.

Dal presente al futuro dello IOR. Al presidente dell’Istituto de Franssu la domanda su cosa deve ancora essere fatto per cambiare la reputazione dello IOR come luogo dove si ricicla il denaro sporco o si nasconde al fisco. E ancora, quale sia il futuro dello IOR, la sua direzione:

I think it’s an important question because we need to reflect positively on the reality of what IOR is today…
“Penso che sia una domanda importante – ha risposto il presidente dello IOR – perché dobbiamo riflettere positivamente sulla realtà dello IOR di oggi. Ma prima di parlare dello IOR e del suo processo di evoluzione voglio ringraziare lo staff dello IOR perché non è sempre stato facile per loro; queste sono persone che hanno sofferto a causa delle prove di reputazione alle quali l’Istituto è stato esposto. Abbiamo moltissime persone leali e lavoratrici che sono orgogliose di ciò che fanno ogni giorno e se non fosse per loro, lo IOR probabilmente non sarebbe ciò che è oggi. Quindi, per me c’è un’opportunità di ringraziare tutte queste persone per il loro impegno e il loro duro lavoro. E’ impossibile riciclare denaro allo IOR. Può essere accaduto in passato come è accaduto in molte, molte istituzioni bancarie e finanziarie nel mondo. Ma nel momento in cui si ha una definizione molto precisa di quale cliente possa avere un conto allo IOR – e noi, in base al diritto canonico, abbiamo una definizione molto precisa – non tutti possono aprire un conto. Le regole sono molto severe e tutto il team allo IOR è stato addestrato a conoscere, comprendere, rispettare e seguire queste regole”. Secondo, ha proseguito de Franssu, “quando si mette in atto una serie di accordi fiscali – cosa che stiamo facendo – con vari Paesi, dove i clienti sono domiciliati, allora chiunque volesse usare un conto per riciclare del denaro, l’ultimo posto in cui vorrebbe andare, sarebbe lo IOR”. Il presidente ha così ribadito che lo IOR è ora un’istituzione impegnata nel “combattere il riciclaggio di denaro” ed ha confermato che l’Istituto “non nasconde informazioni alle autorità fiscali, ma cerca piuttosto una piena trasparenza” riguardo alle informazioni sul cliente. Riguardo al futuro dello IOR, ha quindi sottolineato che si proseguirà nella direzione del servizio alla Santa Sede.

Una delle questioni di cui più si è parlato a proposito dello IOR è la chiusura dei conti. Questione posta al direttore generale Mammì assieme alle motivazioni per le quali questi conti sono stati chiusi:

“Il numero dei conti chiusi al 31 dicembre 2015 – informa Mammì – è stato di 4935. Occorre qui però fare attenzione, perché ad una lettura superficiale potrebbe sembrare che tutti i conti chiusi (4935) fossero conti ‘sospetti’ ai fini della normativa AML (Anti Money Laundering-Antiriciclaggio): nulla di più falso! Le posizioni sospette sono state tutte denunciate dall’Istituto alle Autorità competenti. La chiusura delle migliaia di conti cui si faceva riferimento è avvenuta prevalentemente per altri motivi: o perché conti non più rientranti nelle nuove categorizzazioni dei clienti a tutela del sistema; o perché conti ‘dormienti’ ovvero inattivi da decine di anni o perché conti di importi modesti. La chiusura dei conti attualmente ‘congelati’ perché oggetto di accertamento da parte delle Autorità competenti, sarà realizzata dallo IOR non appena questo avrà ricevuto le determinazioni del caso”.

Ancora, il direttore generale Mammì ha risposto alla domanda se lo IOR abbia perso clienti e se sì per quale ragione, se per esempio sia a motivo dell’accordo fiscale con l’Italia:

“Nella maggior parte dei casi – spiega il direttore generale dello IOR – la chiusura dei conti è stata decisa dall’Istituto, a motivo del nuovo corso improntato a criteri di maggiore severità e attenzione. Per contro, molte altre posizioni sono state aperte. Nel caso invece di quei clienti che hanno deciso di chiudere le loro posizioni, ci sarà stato pure qualcuno che avrà perso la fiducia ma, non dimentichiamo, che gli anni che ci lasciamo alle spalle sono stati anni particolarmente difficili. E’ altrettanto vero, però, che stiamo assistendo a un ritorno di clienti, del quale siamo particolarmente soddisfatti. La nostra clientela ha un grande rapporto di fiducia con l’Istituto e con le persone che conosce da molti anni”. Sostanzialmente, ha proseguito, “questo rapporto di fiducia non è venuto meno. Questo rimane per noi un ulteriore stimolo a proseguire nel solco tracciato e soprattutto  per ciò che riguarda la fiscalità e la trasparenza. Questo non fa che aumentare l’autorevolezza del nostro Istituto e la fiducia dei clienti nei nostri confronti. Direi di più: sotto questo profilo, probabilmente, siamo riusciti a dare un servizio ulteriore alla nostra clientela. L’accordo fiscale, quindi, non è un motivo di crisi, ma piuttosto un punto di forza del ‘nuovo’ IOR”.

Dal canto suo, il presidente de Franssu, ha aggiunto che ogni cliente ha la libertà di scegliere, quindi se scelgono lo IOR è soprattutto per una questione di “fiducia” e di condivisione degli stessi valori. In questo momento, ha dunque detto, “tutti gli sforzi che si stanno portando avanti sono mirati per ringraziare innanzitutto i clienti ma anche per aumentare la qualità e la solidità dei servizi che stiamo offrendo loro”.

Sempre al presidente dello IOR de Franssu è stata rivolta una domanda su come sia il rapporto tra l’Istituto e la Segreteria per l’Economia e ancora tra lo IOR e il Consiglio per l’Economia:

There is no relationship between IOR and the Segreteria per l’Economia…
“Non c’è un rapporto tra lo IOR e la Segreteria per l’Economia – constata de Franssu – dobbiamo fornire invece informazioni al Consiglio per l’Economia su base annua che è quello che faremo molto presto – ciò che il cardinale Santos Abril fa quando informa, attraverso il Rapporto Annuale, il Consiglio sui risultati delle attività dell’Istituto per il 2015”. Quindi, ha rammentato che il più alto organismo di supervisione dello IOR è la Commissione dei Cardinali, con la quale c’è un buon rapporto e un sempre più stretto coordinamento.

Un’ultima domanda è stata dunque rivolta sul contributo dell’Istituto alla Santa Sede e alle sue attività. Ha risposto il direttore generale Mammì, quindi il presidente de Franssu:

“Anche quest’anno – ha spiegato Mammì – l’Istituto ha destinato gli utili alla Commissione Cardinalizia e, attraverso questa, ne ha assicurato la disponibilità al Santo Padre, per la sua missione pastorale. La novità di quest'anno – e per me è un grande piacere dirlo e poterlo comunicare – è che la distribuzione ha interessato solo gli utili effettivi e non ha interessato il patrimonio. E questo ha un significato non soltanto in termini squisitamente di bilancio, ma è un grande segnale di forza dell’Istituto che ne garantisce la sua patrimonializzazione”. Questa, ha evidenziato, “è una novità importante perché è un momento di fiducia sia per la comunità finanziaria sia per i nostri clienti, perché quello di non attingere al proprio patrimonio significa avere fatto e svolto un lavoro in modo estremamente corretto. La domanda che potrebbe sorgere è: ‘come mai una somma minore quest’anno?’. La risposta è molto semplice: la minore somma devoluta quest’anno, assolutamente compatibile con l’andamento generale dei mercati, risponde comunque alla volontà di non intaccare le riserve disponibili ottemperando, al contempo, alla missione dell’Istituto così come indicata nell’articolo 2 dello Statuto. Lo IOR essendo una fondazione di diritto canonico e civile vaticano ha il compito di servire prima di tutto la propria clientela sparsa in tutto il mondo, assicurandole costi contenuti e servizi efficienti. L’utile realizzato va destinato alla Commissione cardinalizia, che lo mette a disposizione del Santo Padre. Questa è la nostra missione e noi vi abbiamo adempiuto”.

Il presidente de Franssu ha aggiunto che questo dato è una “dimostrazione dell’evoluzione dello IOR e della sua professionalizzazione, il rigore che adesso esiste”. Quanto affermato dal direttore Mammì “dimostra il modo in cui ora lavoriamo allo IOR, nell’ambito del contesto degli Statuti. Riflette l’evoluzione della governance, della disciplina, dei controlli e certamente  della cooperazione sempre più stretta e della relazione tra la Direzione dello IOR, il Consiglio di Sovrintendenza e la Commissione dei Cardinali”.








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