2016-05-12 07:53:00

Unioni civili. Dopo sì Camera, richiesta referendum abrogativo


In Italia, la Camera dei deputati ha approvato il Disegno di Legge sulle unioni civili, dopo aver accordato la fiducia al governo. “Un giorno di festa”, ha dichiarato il premier Renzi mentre tra gli oppositori - espressione della società civile - Massimo Gandolfini, promotore del Family day ha commentato che la fiducia su questa legge mortifica il Parlamento e delinea una svolta autoritaria. Attesa oggi la richiesta di un referendum abrogativo. Il servizio di Roberta Gisotti

Esultanza e aspre polemiche all’indomani del via libera alle unioni civili con 372 voti a favore, 51 contrari e 99 astenuti. Per la 53ma volta l’esecutivo guidato da Renzi è ricorso al voto di fiducia, fortemente contestato nel merito e nella forma dalle opposizioni. Aspre critiche da molte voci della società civile, che invocano dal presidente Mattarella il rinvio alle Camere. Il nuovo testo prevede – ricordiamo – due istituti diversi per le coppie omosessuali e quelle eterosessuali. Per le coppie omo è riconosciuto un simil matrimonio con diritti e doveri ben definiti, tra cui la reversibilità della pensione ma non le adozioni. Ma Renzi non ha escluso nelle prossime settimane o mesi di tornare su questo punto, motivo trainante per un referendum abrogativo.  Per le coppie etero si prevedono invece le convivenza con obblighi reciproci. Respinta la richiesta leghista all’obiezione di coscienza per sindaci a celebrare le unioni civili e il leader Salvini invoca ora la disobbedienza dei primi cittadini. Secondo il segretario della Cei Nunzio Galantino, porre la fiducia su questo Ddl ha rappresentato “una sconfitta per tutti”.

 

Tra le voci critiche alla legge sulle unioni civili, l’Associazione dei medici cattolici depreca il provvedimento contrario alla Costituzione. Di schiaffo alle famiglie parla l’associazione dei genitori Agesc, mentre il Forum delle associazioni familiari deplora il ricorso alla fiducia su un provvedimento ideologico e divisivo. Alessandro Guarasci ha intervistato Flavio Felice, del Comitato organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani:

 

R. – Su un tema del genere, così divisivo e sul quale l’opinione pubblica si è anche espressa in modo abbastanza massiccio con il Family Day, e che comunque ha diviso e divide i partiti al loro interno e che quindi riguarda una questione pienamente di coscienza, il voto di fiducia è del tutto irrituale e lo ritengo anche grave per una repubblica parlamentare. Non in quanto voto di fiducia, ma perché il contenuto è una questione di coscienza e non si può votare secondo l’ordine di partito. Mi sembra una cosa palese, evidente. Lo ritengo veramente uno scivolone non da Stato liberale.

D. – Molti parlamentari della maggioranza hanno detto: abbiamo dovuto raggiungere un compromesso. Ma comunque, il concetto di famiglia come lo intende la maggioranza degli italiani, viene sminuito in questo modo?

R. – Il concetto di famiglia, come lo intende la maggior parte degli italiani, è quello previsto dalla Costituzione; e questa legge sminuisce nella misura in cui si identificano i diritti civili individuali con una nuova nozione di famiglia. Questo è il punto. Il punto non è il riconoscimento di diritti civili individuali, ma il voler trasporre il diritto civile individuale in una nuova nozione di famiglia. Questo è intollerabile dal punto di vista costituzionale: poi, ognuno è libero di pensare, ovviamente, come meglio crede e di costruirsi la propria idea di famiglia. Ma la Costituzione parla di un’altra cosa. Quindi, se si volesse far passare il riconoscimento dei diritti civili individuali come una nuova forma di famiglia, saremmo di fronte a una violazione del dettato costituzionale, e quindi anche a un impoverimento, dal mio punto di vista, della nozione di famiglia, certo.

D. – A questo punto, però, servono politiche familiari più stringenti dal punto di vista fiscale e per conciliare meglio il tempo dedicato al lavoro e alla famiglia...

R. – Questo è evidente e sarà sempre più il tema che dovremmo mettere in cantiere. La conciliazione o, se vogliamo dirlo in modo diverso, il coordinamento, la compatibilità tra il tempo del lavoro e il tempo della famiglia diventa sempre più un tema importante. Dare voce e dare peso alla famiglia significa andare in questa direzione. Altrimenti rischiamo di fare soltanto retorica. Mi auguro che quelle parti politiche che, almeno a parole, hanno maggiormente a cuore la questione familiare, si decidano a mettere al primo posto la questione familiare e la questione della scuola e dell’istruzione, che poi sono estremamente collegate tra loro.








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