2016-05-14 12:12:00

Colosso farmaceutico Pfizer blocca prodotti per le esecuzioni capitali


Un altro colosso farmaceutico, la Pfizer, mette i bastoni fra le ruote all’inumano meccanismo della pena di morte negli Stati Uniti: l’azienda multinazionale ha infatti imposto controlli rigidi sui suoi prodotti per garantire che non vengano usati per la formulazione dei mix letali utilizzati nelle esecuzioni capitali. Una decisione considerata una pietra miliare e cha fa seguito ad altre decine di aziende che hanno già adottato restrizioni a riguardo. A spiegarci l’importanza di questo ultimo provvedimento, Sergio D’Elia, presidente dell’associazione  contro la pena di morte, “Nessuno tocchi Caino” al microfono di Paola Simonetti:

R. – Mette in discussione una questione assolutamente fondamentale per chi vuole non collaborare alla pratica della pena di morte. E cioè si proietta quella che può essere un’etica professionale, aziendale, in un campo che finora non era considerato strettamente legato alla ragione d’impresa. La decisione della Pfizer è l’ultima di una lunga serie, in cui molte cause farmaceutiche hanno deciso di non collaborare alla pratica della pena di morte. Questa era l’ultima azienda che continuava a fornire farmaci per iniezioni letali, e con questa fonte di approvvigionamento è venuta meno quest’ultima possibilità. Questo non vuol dire che verrà fermata la pratica della pena di morte negli Stati Uniti, ma semplicemente che di sicuro verranno ridotte le esecuzioni capitali. È già successo dopo la prima decisione di un’azienda farmaceutica nel 2011, la Hospira, di interrompere la fornitura di Pentothal ai penitenziari americani; e d’allora in poi molte altre aziende farmaceutiche multinazionali si sono susseguite. Per la penuria dei farmaci per l’iniezione letale su tutto il territorio nazionale degli Stati Uniti ci sono state sospensioni o rinvii di esecuzioni, tant’è che dal picco di 98 esecuzioni nel 1999 si è passati a 28 nel 2015. Però, bisogna dire che non si tratta di un problema di metodo dell’esecuzione penale; nelle esecuzioni capitali quello che va messo totalmente in discussione è proprio il principio che uno Stato possa disporre della vita dei suoi cittadini fino al punto di praticare la pena di morte per amministrare la giustizia.

D. – Ci sono però, sul fronte dei mix di farmaci e droghe per le esecuzioni, anche molte polemiche, poiché in molti casi non hanno agito efficacemente generando indicibili sofferenze al condannato. Ci sono dunque anche mancati controlli; uso scorretto di questi prodotti per una pratica che, come ha detto lei, già è di per sé disumana, come la pena di morte…

R. – Nel tentativo di ovviare alla penuria dei farmaci che storicamente sono stati usati - e penso innanzitutto al Pentothal - c’è stata una corsa alla ricerca di farmaci sostitutivi. Proprio questi ultimi farmaci sono stati quelli che hanno provocato le esecuzioni cosiddette “pasticciate”: quella più clamorosa è dell’aprile di due anni fa, quando un detenuto, condannato a morte in Oklahoma, Clayton Lockett, è morto dopo aver trascorso 43 minuti di agonia sul lettino dell’iniezione letale. Gli avevano somministrato una dose di Midazolam, che era il primo elemento di un protocollo che prevedeva poi altri due farmaci. E questo è stato il caso che ha suscitato molte perplessità, non solo sulla pratica dell’iniezione letale, ma proprio su quella della pena di morte negli Stati Uniti. Io sono abbastanza ottimista, perché, soprattutto dopo la morte di Antonin Scalia, il giudice della Corte costituzionale più oltranzista nel favore alla pena di morte, cambiano gli equilibri all’interno della Corte Suprema americana. Quest’ultima sulle questioni cruciali, come per esempio quella del protocollo dell’iniezione letale, si era sempre divisa 5 a 4; ecco che invece il nuovo giudice nominato da Obama può far cambiare gli equilibri e far decidere la Corte Suprema, come già successo negli anni ’70, che sia crudele e inusuale la pratica della pena di morte negli Usa. In quegli anni ci fu una sorta di abolizione per via giurisdizionale, che fermò la pena di morte per oltre dieci anni. Però potrebbe giungere a una decisione di questo tipo, a partire soprattutto dalle prossime pronunce della Corte Suprema sulla legittimità costituzionale dell’iniezione letale, ma a questo punto della pena di morte in quanto tale.








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