2016-05-15 08:41:00

Pam: emergenza cibo in Sud Sudan, agire ora


Intervenire senza indugi, la situazione in Sud Sudan può ancora peggiorare. È il Programma alimentare mondiale (Wfp-Pam) a sensibilizzare la comunità internazionale sul giovane Paese africano, sconvolto da oltre due anni di guerra civile e col rischio carestia che si fa sempre più concreto. Fino a 5,3 milioni di sud sudanesi rischiano infatti di dover affrontare gravi carenze di cibo durante la stagione secca, che durerà fino a settembre. Mentre si tenta una difficile riconciliazione tra fedelissimi del presidente, Salva Kiir, e seguaci del vicepresidente, Riek Machar, rientrato nelle scorse settimane a Juba, l’emergenza alimentare si aggrava. Sui motivi di questa crisi, Giada Aquilino ha intervistato Frances Kennedy, portavoce del Programma alimentare mondiale:

R. – La crisi è dovuta ad una serie di fattori: due anni di conflitto, un’economia – quella del Sud Sudan – che è quasi al collasso, i prezzi del cibo che aumentano in modo vertiginoso e la mancanza di pioggia. Tutto ciò ha fatto sì che la popolazione sia ormai allo stremo e purtroppo ha usato tutte le proprie risorse. Noi del World Food Programme siamo molto preoccupati per i prossimi mesi, perché stiamo andando verso la stagione di magra, cioè quando finisce la raccolta dell’anno precedente e ancora non c’è quella nuova. Ci sono persone che hanno bisogno di assistenza esterna perché non sono in grado di fornire alle loro famiglie il necessario per mangiare. Allo stesso tempo, anche noi abbiamo un deficit di finanziamenti per i prossimi mesi e questo proprio in un momento critico.

D. – Quali sono le aree più interessate dalla crisi in questo momento?

R. – La situazione sta peggiorando anche nelle zone che non sono direttamente colpite dal conflitto, regioni come Northern Bahr El Gazal, Eastern Equatoria e Warrap, e questo è molto preoccupante perché la situazione sta peggiorando. In queste aree stanno aumentando i bisogni umanitari, ci sono persone che fuggono attraversando le frontiere con altri Paesi: tante di queste citano la fame come una delle ragioni che le ha spinte a scappare. Dall’inizio del 2016, quasi 50 mila persone di queste zone del Sud Sudan hanno lasciato le proprie case per dirigersi verso il Sudan: si pensava che questa cifra potesse riguardare tutto l’anno. Ci sono poi sud sudanesi che pensano addirittura di tornare in Darfur – noto al mondo per le sue tensioni, anche se ora c’è una certa stabilità – perché hanno bisogno di cibo.

D. – Cosa serve al momento?

R. – C’è bisogno di un grande sforzo da parte della comunità internazionale e il World Food Programme si trova sul posto come tante altre agenzie. In questo momento abbiamo bisogno di denaro, perché con tale criticità dobbiamo incrementare molto velocemente il nostro programma, indirizzandolo in modo particolare verso coloro che sono più vulnerabili: i bambini, gli anziani, le donne, perché se non abbiamo i fondi per agire adesso la situazione rischia di diventare veramente drammatica. Noi dobbiamo posizionare ora del cibo che serve per certe zone del Paese, perché quando arrivano le piogge questi luoghi diventano irraggiungibili.

D. – Come intervenite?

R. – Da febbraio, abbiamo potuto spostare in una zona di Jonglei circa 10 mila tonnellate di cibo, una quantità sufficiente per 100 mila persone: lenticchie, riso, olio. Per i bambini abbiamo dei cibi speciali contenenti una forte componente nutritiva.

D. – C’è un’emergenza malnutrizione proprio tra i più piccoli?

R. – Bisogna intervenire subito perché quando le cose cominciano a peggiorare lo status nutrizionale dei bambini, ma anche delle famiglie, può precipitare molto velocemente e in modo molto grave.

D. – Qual è l’appello del World Food Programme per il Sud Sudan?

R. – Due cose: l’attenzione verso questo problema e, a livello di fondi e di sostegno per il nostro lavoro, abbiamo bisogno urgentemente di 230 milioni di dollari per i prossimi sei mesi. Dobbiamo riuscire a raccogliere questa cifra perché la gente si trova in una situazione molto critica.








All the contents on this site are copyrighted ©.