2016-05-16 15:06:00

Seminario Bimbi e media: industria digitale sia responsabile


"Bambini, adolescenti e rischi dei nuovi media: prevenzione e intervento". Se ne è parlato stamani a Roma in un Seminario all’Università "La Sapienza", ospitato dalla Facoltà di Medicina e Psicologia, inserito in un progetto più ampio, co-finanziato dalla Commissione europea, che si chiama “Generazioni connesse”. Tra i promotori, il Ministero dell’istruzione e la Polizia postale, e diversi enti pubblici e privati, come "Telefono Azzurro" e "Save the children", di cui abbiamo raccolto il parere di Cristiana De Paoli, responsabile dell’area Minori e tecnologie digitali. L’intervista è di Roberta Gisotti:

D. – Da diversi anni, i nuovi media sono sotto osservazione di psicologi, neuropsichiatri, pediatri, esperti in varie discipline, che ne studiano gli effetti sullo sviluppo di bambini e adolescenti e lanciano anche allarmi o quantomeno chiamano alla responsabilità. Questi allarmi e questi studi, dobbiamo dire, sono quasi sempre ignorati dai media e soprattutto dalle istituzioni che dovrebbero tutelare i minori, pena l’essere giudicati oscurantisti, retrogradi, censori. Ecco, a che punto siamo?

R. – Il nostro approccio è quello di vedere soprattutto le tecnologie digitali come un’opportunità e la possibilità per tutti i ragazzi e le ragazze di poter accedere a questi strumenti. E’ chiaro che è necessario che vengano equipaggiati con le competenze digitali necessarie, e devo dire che il nuovo piano “scuola digitale”, promosso appunto nell’ambito della “buona scuola”, rappresenta un buon punto di partenza. L’obiettivo è far sì che le attività previste vengano effettivamente implementate e valutate successivamente.

D. – Opportunità, senz’altro, ma anche rischi da un uso eccessivo o un uso improprio. Quali rischi si profilano anche alla luce della vostra esperienza diretta sul campo?

R. – Il problema, a nostro avviso, si pone quando le tecnologie vengono utilizzate in modo sostitutivo anziché integrativo nella vita dei ragazzi. Ed ecco perché ribadisco nuovamente il concetto di poter usufruire di conoscenze e di competenze che permettano di poter leggere, di poter affrontare tutto quello che succede in rete in modo costruttivo, in modo positivo. I rischi sono quelli già noti: il cyberbullismo e l’abuso sessuale online e tutta una serie di rischi che in qualche modo devono essere tenuti presenti ma con i quali è necessario fare i conti e per i quali è necessario equipaggiare i ragazzi in modo tale che possano, sempre più in autonomia, riuscire a gestire e ad affrontare e anche a prevenire questa tipologia di rischi.

D. – Lei ha giustamente sottolineato “in autonomia”, perché questi nuovi media in realtà presuppongono – lo sappiamo tutti – un uso personale…

R. – Oggi i ragazzi, anche sempre più piccoli, hanno a disposizione gli smartphone e sappiamo che gli smartphone consentono tutta una serie di attività, per cui è sempre più importante far sì che possano e siano capaci di utilizzare questi strumenti con le competenze necessarie.

D. – Sì, va bene la capacità dei ragazzi di saperli usare, ma sicuramente è compito degli adulti e delle istituzioni vigilare perché la Rete sia sicura, quanto più sicura possibile. Certo, è come quando si scende in strada: non si può evitare che ci sia il crimine, ma si può fare in modo che sia circoscritto…

R. – Non c’è dubbio. Il ruolo degli adulti è assolutamente fondamentale. Sia dal lato delle competenze: non è sufficiente poter accedere a questi strumenti, come ho detto prima, è necessario avere le competenze adatte e queste non possono che essere fornite attraverso un processo educativo, la cui responsabilità spetta agli adulti: famiglie e scuola in primis. Dall’altro, è necessario poter accedere a un ambiente on line digitale a misura di bambino e ragazzo e questa è una responsabilità che riguarda non solo le istituzioni di cui abbiamo parlato, ma riguarda ad esempio le aziende, riguarda tutto il mondo dello sviluppo tecnologico che deve porsi per primo la domanda: “Questo servizio, questo strumento potrà essere utilizzato da una persona minorenne? E quindi, quali le conseguenze che io posso prevedere?”. Purtroppo, questo tipo di pensiero, questo tipo di riflessione, raramente viene compiuto.








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