2016-05-18 14:33:00

Allarme doping alla vigilia delle Olimpiadi di Rio de Janeiro


Trentuno atleti di sei discipline sportive, positivi al doping, rischiano l’esclusione dalle Olimpiadi di Rio. Lo ha reso noto il Comitato Olimpico Internazionale dopo i nuovi test effettuati su 454 campioni dei giochi olimpici di Pechino 2008. Intanto, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha aperto un’indagine sul presunto caso di doping sistematico commesso dagli atleti russi ai giochi invernali di Sochi 2014. Una piaga che tocca molte discipline sportive alla vigilia dei giochi di Rio. Ascoltiamo il commento del dottor Antonio Dal Monte, già direttore dell’Istituto di scienza dello Sport del Coni, al microfono di Valentina Onori:

R. – Un numero così rilevante di atleti e poi di varie discipline sportive… certo che se fosse così, sarebbe un fatto enorme, colossale!

D. – Dopo le Olimpiadi di Pechino c’è stata una tolleranza zero nella lotta al doping...

R. – Il problema generale è enorme. È evidente che si cerca disperatamente di “beccarli” e quelli, invece, cercano disperatamente di non farsi scoprire! È una battaglia “a guardia e ladri”. L’unica cosa che possiamo affermare è che la Wada, l’Agenzia Mondiale Antidoping, sta lavorando sempre più in profondità. Quando facevo parte delle Commissioni ministeriali per la lotta al doping, c’erano dei lunghi periodi in cui non si trovavano assolutamente degli atleti positivi; poi arrivava, invece, un periodo in cui ce ne erano diversi. Che cosa era successo? In qualche caso era successo che le analisi, che prima non erano capaci di identificare i positivi, a un certo punto ci sono riuscite.

D. – Il campione sottoposto ad analisi non si deteriora con il tempo?

R. – Quando un atleta prende una certa sostanza e questa è di quelle che generano elementi molecolari fissi, che non si spostano, è un po’ come i test fatti sul patrimonio genetico: quest’ultimo o non lo identifichi oppure se lo identifichi, resta così, non cambia di certo a distanza di una settimana.

D. – Quali passi sono stati fatti per combattere il doping?

R. – Se ne stanno facendo tantissimi. C’è una crescita continua di sostanze che ora sono considerate “dopanti” e che invece magari negli anni precedenti non erano state inserite in quella lista per un motivo molto semplice: non per cattiva volontà, ma perché le analisi venivano fatte con apparecchiature non tanto delicate da riuscire ad identificare queste sostanze. Quindi, man mano che passa il tempo, una volta che i campioni sono stati cristallizzati e bloccati, quelli restano lì. Per molte sostanze dopanti, una volta che è stato fatto un elenco esatto del materiale con cui sono fatte le sostanze, quello è stabilizzato e può esserlo anche per decenni. Il numero di scienziati impiegato nello scoprire le sostanze dopanti è molto elevato: ci sono scienziati, ad esempio, che lavorano moltissimo nello stabilire quali sono i limiti entro i quali una sostanza non raggiunge il livello di doping e quali invece sì. Una volta si diceva che il doping non era così tanto potente da invertire i valori. E invece no, non è così! Il doping, soprattutto con le sostanze che ci sono adesso – il “doping genetico”– è in grado di travolgere completamente le caratteristiche biologiche di un atleta.

 








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