Incoraggiare il governo di Israele a riconoscere le rivendicazioni della piccola comunità cristiana palestinese nella Valle del Cremisan ed a qualificare come “genocidio” le atrocità perpetrate dal sedicente “Stato Islamico”: sono queste le richieste presentate dalla Conferenza episcopale del Canada al Ministero nazionale degli Esteri. In una missiva a firma di mons. Douglas Crosby, presidente della Chiesa locale, inviata al ministro Stephane Dion, si mettono in luce le difficoltà dei cristiani in Medio Oriente e nelle regioni in cui predomina l’Is.
Cristiani in Terra Santa possano vivere senza paura e senza violenza
“Un gran numero di persone in Terra Santa deve confrontarsi con la violenza e con
la guerra”, si legge nella lettera, che esprime la preoccupazione della Chiesa canadese
per il muro di separazione tra Israele e i Territori palestinesi. L’area accoglie
la parrocchia di Beit Jala, i terreni di 58 famiglie cristiane ed anche un monastero
e un convento dei salesiani, con annessa scuola elementare. “Siamo consapevoli – scrive
mons. Crosby – delle preoccupazioni legittime, in materia di sicurezza, che rileva
lo Stato di Israele per quanto riguarda gli elementi estremisti a Gaza”. Tuttavia,
i vescovi canadesi “insieme ai presuli del mondo, condividono una profonda inquietudine
per i residenti in Terra Santa, affinché possano vivere senza paura, senza violenza
e senza odio”.
Appello al dialogo e condanna dell’antisemitismo
Di qui, l’appello che la Chiesa di Ottawa lancia al governo canadese perché “incoraggi
le autorità israeliane a riconoscere ed a porre rimedio alla difficile situazione
della comunità cristiana nella Valle del Cremisan”, esortando, al contempo, “tutte
le parti in causa a dare prova di maggiore umanità nel regolare la questione, ricorrendo
al dialogo ed ai negoziati, per trovare soluzioni alternative”. Dal suo canto, la
Chiesa canadese esprime “profonda inquietudine e totale condanna dell’uso della violenza
e del terrore in Terra Santa”. Centrale, poi, il richiamo al legame tra cristiani
ed ebrei, definiti “fratelli maggiori, pari nella fede”: “La Chiesa cattolica – prosegue
la missiva – richiama l’obbligo di impegnarsi insieme alla comunità ebraica nella
denuncia di ogni forma di antisemitismo, ovunque si verifichi”.
Cristiani, principali vittime delle persecuzioni
Quanto alle vittime del così detto Stato Islamico, i vescovi di Ottawa ricordano che
“tutte le minoranze religiose, inclusi i musulmani sciiti e gli yazidi, sono esposti
alla persecuzione ed all’oppressione da parte del sedicente Is” e che “bisogna fare
tutto il possibile per proteggerli ed aiutarli”. Al contempo, però, i presuli sottolineano
che sono i cristiani, soprattutto in Nord Africa ed in Medio Oriente, a patire maggiormente
“le persecuzioni, le restrizioni, le ostilità” degli estremisti islamici. In quest’ottica,
la Chiesa canadese richiama la Dichiarazione di Marrakech, siglata lo scorso gennaio
da 250 leader musulmani, con la quale si richiedono pari diritti per tutti e si condanna
quanti usano la religione per “aggredire le minoranze” e la lotta armata “come mezzo
per dirimere i conflitti e imporre il proprio punto di vista”.
Le violenze dell’Is siano dichiarate “genocidio”
Di qui, la richiesta al governo canadese di aderire alla risoluzione, approvata recentemente
dall’amministrazione degli Stati Uniti, per riconoscere come “genocidio” le violenze
perpetrate dall’Is. Dal suo canto, la Chiesa di Ottawa, si dice disponibile ad incontrare
il Ministro degli Esteri nazionale per discutere tali richieste e promuovere la pace,
la giustizia e la sicurezza in Terra Santa ed in tutto il Medio Oriente. (A
cura di Isabella Piro)
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