2016-05-21 14:17:00

Uranio impoverito. Guariniello: più sicurezza anche su amianto


Storica sentenza sulla questione dell'uranio impoverito. La Corte di Appello di Roma ha condannato il Ministero della difesa per "condotta omissiva" nel non aver protetto il caporalmaggiore dell’Esercito, Salvatore Vacca, ammalatosi di leucemia linfoblastica per via delle esposizioni all’uranio impoverito durante una missione in Bosnia tra il 1998 e il 1999. Il militare è morto a 23 anni appena tornato in Italia. La famiglia di Vacca verrà risarcita dal Ministero per oltre un milione e mezzo di euro, che si aggiunge all'indennizzo già ricevuto di 650 mila euro. Alla luce di questa storica sentenza, ascoltiamo al microfono di Daniele Gargagliano, l’ex procuratore della Repubblica di Torino, Raffaele Guariniello, che si è occupato nelle sue inchieste in favore della salute pubblica anche del contagio da uranio impoverito:

R. – Questo è un problema di cui mi sono occupato durante le indagini fatte alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Torino come pubblico ministero. È un problema che ci è stato segnalato, abbiamo fatto anche varie indagini epidemiologiche. È uno dei temi all’ordine del giorno per quanto riguarda la sicurezza del lavoro nell’ambito della Forze armate. Noi del resto partimmo dopo una legge del 2010 proprio riguardo le Forze amate, un dpr che era stato predisposto dal Ministero della difesa dove, proprio con riferimento ai proiettili all’uranio impoverito e alle nano particelle, si sottolinea che può esserci un’esposizione dei lavoratori militari e degli stessi cittadini che può portare a patologie anche di carattere tumorale. Nella stessa legge attualmente in vigore, già si sottolinea questo punto: quindi, devo dire che questa sentenza, come altre, si muove nella direzione che in fondo era stata intrapresa dalle nostre indagini giudiziarie.

D. – Questa sentenza ha una portata storica in quanto costituisce un precedente…

R. – Ricordo che nell’ambito delle nostre indagini abbiamo avvertito una grande richiesta di giustizia da parte delle vittime e dei loro parenti, ma come spesso avviene non solo sul fronte delle Forze armate, spesso questa richiesta di giustizia non viene soddisfatta. Quindi, che questa richiesta sia stata soddisfatta da questa sentenza è indubbiamente di grande peso per il futuro.

D. – Secondo le indagini, i militari italiani non erano ben equipaggiati e protetti a sufficienza come invece lo erano gli americani…

R. – Anche questo è un punto di cui si dovrebbe tener conto ai fini di eventuali altre indagini di carattere giudiziario.

D. – Lei si è occupato da magistrato della questione dell’uranio impoverito. C’è la necessità di nuove norme a tutela della salute sia dei cittadini che dei militari all’estero?

R. – Noi abbiamo dovuto occuparci molto non solo di uranio impoverito ma anche di amianto. I fattori di rischio sono molteplici. Applicando le nostre norme, mi sono reso conto che c’è da sperare che si vada, da parte della legislatura, verso una normativa più incisiva. È un’indicazione che viene fatta anche su altri fronti, non solo su quello militare. Noi abbiamo un grande problema di sicurezza sul lavoro nelle varie imprese private e pubbliche e anche nelle Forze armate. Ci deve essere una risposta da parte del legislatore.








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