Forte preoccupazione per il futuro dei popoli indigeni dell’Amazzonia brasiliana, dopo il traumatico cambio al vertice della presidenza del Brasile. Lo afferma il Cimi, il Consiglio missionario degli indigeni affiliato alla Conferenza episcopale brasiliana, in un comunicato. Secondo il Cimi - riferisce l'agenzia Sir - “i diritti costituzionali dei popoli indigeni del Brasile sono a rischio”.
Temer sotto pressione dai grandi latifondisti
Il governo ad interim, guidato da Michel Temer mentre la Presidente eletta Dilma Rousseff
è sotto giudizio, sotto la pressione di gruppi interessati “a permettere lo sfruttamento
economico delle terre tradizionali dei popoli”, può in qualsiasi momento rivedere
e revocare le sentenze del Governo Rousseff che ridavano le terre agli indigeni. Una
possibilità, secondo il Cimi, “palesemente incostituzionale”, così come il “debito
storico dello Stato brasiliano con i popoli indigeni”.
Già presentate le richieste dei proprietari terrieri
“Già qualche giorno dopo che il Congresso aveva approvato l’inizio della procedura
d’impeachment per la Rousseff – denuncia il Cimi – la Bancada ruralista – così viene
chiamato il fronte parlamentare che cura gli interessi dei proprietari terrieri, ndr
– aveva presentato il conto”. Tra le richieste “la riammissione di forme di lavoro
analoghe alla schiavitù, la fine della licenza ambientale e lo sfruttamento sfrenato
della biodiversità brasiliana”.
Ancora disattese le ordinanze dei popoli indigeni
Nel comunicato si lancia un ulteriore allarme per il fatto che il nuovo ministro della
Giustizia, Alexandre de Moraes, ha detto che tutte le ordinanze del ministero sarebbero
state riesaminate e tra queste anche le ordinanze dichiarative di terre indigene.
Atti che in realtà sono stati attesi dai popoli indigeni “per anni o anche per decenni”.
(R.P.)
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