2016-05-25 14:34:00

Gioco d'azzardo. Don Zappolini: stop a pubblicità e mafie


Divieto di pubblicità del gioco d’azzardo e tracciabilità del denaro: due proposte presentate a governo e parlamento dalla campagna “Mettiamoci in gioco” per bloccare questa forma di dipendenza che ha conseguenze sempre più pesanti nella popolazione. La proposta di legge che vieta ogni forma di sponsorizzazione diretta e indiretta del gioco d'azzardo esiste già ed è stata presentata alla Camera il 15 luglio scorso con una trasversalità politica di firme, ma ancora non è stata calendarizzata. Sul perché viene promossa una richiesta come questa, Valentina Onori lo ha chiesto a don Armando Zappolini, portavoce della campagna:

R. – C’è un problema che è veramente molto, molto serio e che richiede una riflessione sistematica. Noi chiediamo che ci sia un primo segnale vero: divieto assoluto di pubblicità. L’altra è una proposta di legge che imponga l’uso della tessera sanitaria per chi vuole accedere al gioco. Questo avrebbe tre vantaggi: aiuterebbe ad ostacolare l’accesso dei minori al gioco; permetterebbe il blocco dell’accesso al gioco a persone che sono già riconosciute come patologiche, come un Daspo del gioco; terzo, permetterebbe una tracciabilità del riciclaggio. Le mafie contano migliaia di “Gratta e Vinci”, perché poi i biglietti vincenti li usano per riciclare denaro sporco, che fanno entrare in modo pulito nel circuito legale. Se io vado con 20 mila euro alla sala Bingo, magari gestita da un’associazione collegata alla criminalità, posso mettermi ad una macchinetta e riprendermi, come vincita, con uno sciupo massimo del 13 per cento e nessuno viene a chiedermi niente. E’ un bel servizio che si fa alla mafia.

D. – Come ci siete arrivati a queste proposte?

R. – Il primo invito è nato proprio dalla nostra rete di accoglienza. Questo è un allarme vero nel Paese: sono numeri da tsunami. Per fare un riferimento, pensiamo che sono 800 mila le persone che in Italia hanno un problema con l’azzardo, mentre nel 2012 tutti i tossicodipendenti e gli alcolisti erano poco più di 400 mila. Dopo il petrolio e l’Enel è la terza voce di fatturato nel Paese, con un utile netto nel settore che va dai 18 ai 20 miliardi, a cui va aggiunto quello che fa la mafia nella gestione diretta.

D. – Cosa si sa del gioco d’azzardo e anche dei suoi effetti negativi?

R. – Non è un disturbo comportamentale, per cui uno ha questa fissazione: è proprio una malattia vera e propria; è come una dipendenza da una sostanza. Questi casi, che tutti noi abbiamo negli occhi e nel cuore, sono la causa della nostra rabbia e del nostro impegno. Davanti ad uno sguardo perso di una persona non si può restare indifferenti.

D. – Il gioco d’azzardo coinvolge dal giovane all’anziano, con i “Gratta e Vinci” ci sono persone anziane che spendono l’intera pensione…

R. – Una ricerca fatta dall’Auser ha dimostrato che nei primi dieci giorni del mese c’era un incremento del 15 per cento della vendita dei “Gratta e Vinci”, imputabile a quella fascia di pensioni sociali da 450 euro di cui spese 200, al 10 del mese.

D. – Pensa che l’incremento del gioco d’azzardo sia imputabile anche alla crisi economica che ha colpito le famiglie?

R. – Qui non è il passatempo sbagliato, un po’ snob, di uno che ha i soldi, vuol giocare, vuol sentire l’ebrezza di un rischio. Qui c’è una pubblicità che dice: “Ti piace vincere facile? Ti puoi mettere a posto con poco. Povero per povero, cosa sono 5 o 10 euro in più o in meno? Perché non provi? Se azzecchi il risultato, ti fai una bella vacanza, ti compri l’i-phone che ti piace”. Si gioca, cioè, sulla precarietà come chiave per entrare dentro, una empatia con il gioco. Tutto parte dalla pubblicità, perché se si dicesse: “Guardate, quello vincente è un solo biglietto sull’autostrada che va da Milano a Potenza”. Allora si direbbe: “Io non rischio mica i soldi!”.

D. – Il problema sociale è veramente grande e riguarda la precarietà..

R. – Non solo. E’ legare la precarietà alla fortuna. Abbiamo anche un’idea di un grosso investimento educativo da fare. E’ questione di dare un’immagine di vita e di una società in cui la vita viene costruita con le tue forze, con la tua attività, con il tuo spenderti.

D. – A livello educativo, quali sono i comportamenti che voi promuovete?

R. – I ragazzi vanno appassionati alle cose belle della vita. Se la gente si appassiona, queste cose non attaccano. Si può bere una volta un bicchiere di più, ma se quel bere di più lo si mette in una vita senza senso, annoiata, in quel bicchiere si trova il senso della vita. Tu puoi comprare una volta un “Gratta e Vinci” - non è il demonio - ma se lo fai dentro una vita bella, appassionata, coinvolta, non ti leghi a quella cosa. L’approccio educativo e sociale è sicuramente il più efficace e il meno costoso. E’ da considerare che quando si tratta di curare una patologia ci sono dei costi allucinanti. Lo Stato prende otto miliardi dalle tasse sul gioco e secondo i nostri calcoli ne spende almeno cinque, sei sul sistema di cura. E’ veramente un acquedotto che perde più acqua di quella che porta a casa.








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