2016-05-25 12:38:00

Riforma cappellani militari. Mons. Frigerio: d'accordo su risparmi


Sono in corso, in Italia, i lavori della Commissione paritetica, che comprende rappresentanti del governo, della Cei e della Santa Sede, per la riforma dell'Ordinariato militare. La bozza del testo sta prendendo sempre più forma e nelle prossime settimane verrà presentata ufficialmente. Il processo di riforma si è reso necessario per l'intenzione del governo italiano di ridurre le voci di spesa, a bilancio dello Stato, destinate all’assistenza spirituale degli uomini della Forze Armate. La riforma, oltre a portare ingenti risparmi nella struttura dell'Ordinariato militare, sia nelle sue unità che nelle entrate, punta a chiarire il ruolo del cappellano militare. Ce ne parla - al microfono di Daniele Gargagliano - mons. Angelo Frigerio, vicario generale dell'Ordinariato militare:

R. – Il tutto parte dalla necessità di ridurre la spesa pubblica, permettendo un risparmio in tutti i settori, anche nel settore dell’assistenza spirituale alle Forze Armate, e questo risparmiando il più possibile e dove è possibile. Ad oggi il numero è progressivamente diminuito: siamo in 158. L’arcivescovo, sulla base di questa esperienza, ha fatto questo ragionamento: io posso scendere da un organico di circa 200 a 160, perché riesco a garantire l’assistenza spirituale agli uomini e alle donne delle Forze Armate. Di questi 42 sacerdoti cappellani militari, 12 sono dirigenti: questo vuol dire che la spesa non scenderà di un quinto, ma scenderà più di un terzo, perché lo stipendio lordo di un colonnello è quattro volte o tre volte quello di un tenente. Questa spesa, intorno ai 9 milioni di euro, scenderà a poco più di 5 milioni di euro, forse massimo 6 milioni di euro… Quindi la spesa è quasi della metà. La proposta di mons. Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia, è questa: io rinuncio alla dirigenza di questa porzione di Forze Armate, tenendo il vertice dell’organizzazione e quindi: ordinario militare e vicario generale militare, 160 cappellani militari assimilati di rango da tenente a tenente colonnello; inoltre, un cappellano militare, con la nuova riforma, sarà assimilato al grado di tenente colonnello dopo 30 anni di servizio: 10 da tenente, 10 da capitano, 10 da maggiore; dopodiché diventa tenente colonnello. Ma naturalmente per “assimilazione”, non per identificazione.

D. – Questa iniziativa va nell’ottica del rinnovamento indicata da Papa Francesco, senza prescindere dall’importanza che rivestono i sacerdoti, cappellani militari, nell’azione pastorale…

R. – Questa riforma permetterà all’ordinario militare, mons. Santo Marcianò - e ovviamente a tutti coloro che verranno – di sentirsi sempre e ancora di più vescovo di una diocesi che manda nelle caserme dei sacerdoti che non avranno più l’equivoco di essere scambiati per dirigenti, bensì semplici sacerdoti assimilati di rango a un grado. E questo perché? Perché i gradi delle Forze Armate sono il codice identificativo. I cappellani militari italiani, anche nella seconda Guerra Mondiale, non erano armati, nonostante le Convenzioni di Ginevra prevedano che il cappellano militare possa indossare e portare con sé l’arma, a difesa personale e a difesa dei feriti. Noi italiani, per una nostra storia, per una nostra scelta, per un certo rigore dottrinale, non abbiamo mai, mai indossato alcuna arma!

D. – Si era parlato anche dell’abolizione degli straordinari…

R. – Tutti gli ordinari militari hanno sempre indicato, con circolari scritte e continue raccomandazioni, ai comandanti - e ovviamente ai sacerdoti - di non rimborsare da parte dell’ente pagatore e di non ricevere da parte del cappellano militare denari a motivo di prestazioni liturgiche. Mons. Marcianò ha detto: il cappellano militare, in quanto cappellano militare, deve compiere il suo orario di servizio, come tutti gli altri: in quanto sacerdote cattolico non ha un orario di servizio, come tutti i parroci del mondo! I giuristi, che compongono la Commissione paritetica, stanno lavorando intensamente e so che hanno raggiunto formule adeguate. Anche perché poi dobbiamo fare i conti con il diritto del lavoro: gli straordinari verranno aboliti e si tratta di una abolizione di fatto per tutto ciò che riguarda l’azione liturgico-pastorale del sacerdote. Mi vien da dire che il 99,99 per cento periodico di tutta l’attività del sacerdote. Poi, dopo la legge, ci saranno i regolamenti applicativi nei quali si entrerà nel merito e quindi l’ordinario militare entrerà nei particolari, dicendo: per quanto riguarda tutti i Sacramenti e tutti i sacramentali, tutto questo non è soggetto a lavoro straordinario.








All the contents on this site are copyrighted ©.