2016-05-26 12:51:00

In Vaticano dalla Calabria il Treno dei bambini "Portati dalle onde"


“Portati dalle onde” è lo slogan significativo della quarta edizione del ‘Treno dei bambini’, l’iniziativa del Cortile dei Gentili, struttura del Pontificio Consiglio della Cultura, realizzata in collaborazione con le Ferrovie dello Stato italiane. Sabato 28 maggio, 400 bambini provenienti dalle scuole della Calabria, terra dove si vive quotidianamente l'accoglienza dei migranti, arriveranno con un “Frecciargento” alla Stazione vaticana per poi incontrare il Papa alle 12. Al microfono di Fabio Colagrande, padre Laurent Mazas, direttore esecutivo del Cortile dei Gentili:

R. – Ogni anno proviamo a ritrovare bambini che vivono una situazione un po’ particolare. Per esempio, l’anno scorso erano bambini figli di carcerati. Quest’anno abbiamo voluto pensare a tutti questi bambini che fuggono dalla loro casa, che sono migranti, che chiedono accoglienza e che vengono accolti da bambini italiani: dunque c’è un misto tra bambini stranieri e bambini italiani con cui hanno fatto amicizia. I luoghi dell’accoglienza sono prima di tutto la scuola, poi lo sport e la musica. Per questo ci sarà anche un’orchestra.

D. – Perché la scelta della Calabria?

R. – Le Ferrovie dello Stato mi danno ogni anno un treno che devo far partire da dove voglio, ma che deve fare andata e ritorno in giornata: la Calabria è un posto abbastanza lontano e poi, purtroppo, tutti sanno che è il posto dove arrivano i barconi: la Sicilia o la Calabria …

D. – E la scelta delle scuole come è avvenuta?

R. – Abbiamo trovato questa preside eccezionale, che ci è stata consigliata dal Miur, dal Ministero; poi abbiamo visto come abbia approfittato dell’evento per sviluppare tutta una pedagogia con i bambini. Io l’ho visto perché sono stato accolto in una piccola scuola elementare: hanno fatto due canti sul tema – “Portati dalle onde” e “Siamo tutti fratelli” – una cosa incredibile. Dunque, si è mossa tutta la scuola e tutti, anche i bambini che non potranno venire sabato, sono coinvolti e hanno riflettuto tanto sulla tematica.

D. – Quest’anno i bambini che arrivano in treno in Vaticano saranno accolti da loro coetanei che in questo caso sono bambini dell’orchestra infantile “Quattro canti” di Palermo e dall’Associazione “Sport senza frontiere” …

R. – E' una bella associazione che va a prendere i bambini in alcuni quartieri di Roma e li inserisce nelle società sportive: questi bambini non avrebbero mezzi per praticare lo sport; allora l’associazione li accoglie e offre loro un’occasione di inserimento sociale.

D. – Anche quest’anno Papa Francesco accoglierà i bambini che arriveranno in treno in Vaticano. Il Papa è contento di partecipare a questa iniziativa...

R. – Sì, sì: io ricordo l’ultima volta che ne ho parlato con lui: “Santo Padre, facciamo ancora il treno?” – “Ma sì, mi piace, mi piace!”: me l’ha detto due volte … Dunque, credo che sia sempre un momento di grande tenerezza!

Tra le scuole che partecipano al Treno dei bambini c'è anche l'istituto comprensivo Amerigo Vespucci di Vibo Marina, provincia di Vibo Valentia. Fabio Colagrande ha chiesto alla preside, Maria Salvia, con che spirito abbia aderito all'iniziativa:

R. – Quello di incontrare una grande persona, un grande uomo che è il nostro Papa Francesco, che sta "dettando" le regole della nuova scuola, della nuova pedagogia. Per cui, ci sentiamo coinvolti, grati, veramente felici di andare – tra le altre cose – in questo luogo che accoglie tutte le altre religioni. Tra i bambini che verranno da Papa Francesco ci sono molti bambini di religioni diverse, però vengono: perché questo Papa è un Papa che accoglie veramente. Per cui si sentono tutti a casa propria.

D. – La vostra scuola vive l’esperienza dell’accoglienza dei migranti? In che modo?

R. – Sì: Vibo Marina è stato luogo di sbarchi fino all’anno scorso: ne arrivavano anche 800 a distanza di 15 giorni. Ma al di là di questo, quelli che restano poi fanno parte pienamente del mondo della scuola: lì l’integrazione è vera, non è un’integrazione solo declamata. Per cui noi cerchiamo di insegnare ai nostri alunni che stare insieme ha un significato molto forte, dev’essere costruito e noi cerchiamo di costruirlo insieme a loro, perché ci rendiamo conto delle difficoltà di questa società che ormai sta prendendo un’altra direzione e a noi, chiaramente, non sta bene: alla scuola italiana, specialmente, non sta bene …








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