Il Myanmar ha bisogno del sostegno dell’Europa e di tutta la comunità internazionale per consolidare la sua giovane democrazia. Lo ha detto il cardinale Charles Maung Bo invitato nei giorni scorsi a Bruxelles dalla Commissione degli Episcopati delle Comunità europee (Comece) per parlare ai parlamentari europei della situazione del Paese, uscito lo scorso novembre da 50 anni di dittatura militare. La conferenza è stata organizzata insieme a Christian Solidarity Worldwide, all’Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) e alla Fondazione Missio (Pontificie Opere Missionarie).
Tra le priorità del Paese la lotta alla
povertà
L’arcivescovo di Yangon, una delle voci più autorevoli
in difesa dei diritti umani, della libertà religiosa e della riconciliazione nazionale
del Paese, ha illustrato le numerose sfide che attendono il nuovo Governo birmano
guidato dalla Lega nazionale per la democrazia: dalla questione della ridistribuzione
delle risorse naturali, alla diffusa povertà nel Paese, dal limitato accesso all’educazione
e ai servizi sanitari, al traffico di esseri umani e alla massiccia produzione di
oppio (di cui il Myanmar è il secondo Paese produttore mondiale dopo l'Afghanistan).
La preoccupazione per la libertà religiosa
e la repressione dei Rohingya
Il card. Bo ha poi parlato della libertà religiosa
e di coscienza che continuano a subire pesanti limitazioni. Particolarmente preoccupante
– ha detto – è la drammatica situazione dei Rohingya, la minoranza etnica di fede
musulmana da sempre discriminata e che subisce una crescente repressione dal Governo
di Naypyidaw. Nel suo intervento ha poi ribadito le preoccupazioni della Chiesa cattolica
per quattro “Leggi a difesa della razza e della religione” approvate l’anno scorso
dal Parlamento allora in carica, su pressione di frange radicali buddhiste. La nuova
normativa comprende misure contro i matrimoni misti, le conversioni religiose e la
poligamia e per il controllo delle nascite.
L’impegno della Chiesa per la pace e la
riconciliazione attraverso il dialogo
L’arcivescovo di Yangon ha quindi rivolto un appello
all’Unione Europea e a tutta la comunità internazionale a sostenere il complesso processo
democratico in corso, in particolare sul fronte della lotta alla povertà, dell’educazione
e dell’accesso ai servizi sanitari e su quello dei conflitti etnici e religiosi. Ha
poi ricordato l’impegno della Chiesa in difesa dei diritti umani, per la promozione
della pace e della riconciliazione nel Paese, in particolare attraverso il dialogo
interreligioso. Citando le parole del suo recente messaggio pasquale, il cardinale
Bo ha ribadito in conclusione che il popolo birmano sta vivendo una Pasqua resurrezione
piena di speranza. (L.Z.)
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