2016-05-28 14:16:00

Nasce Comitato famiglie per il no al referendum costituzionale


Presentazione ufficiale oggi del “Comitato famiglie per il No” al referendum di ottobre sulla riforma costituzionale. Secondo i promotori con un Parlamento monocamerale sarà alto il rischio di un calo delle garanzie democratiche stablite dalla Costituzione soprattutto per quanto riguarda leggi che mirano a stravolgere l’antropologia della società italiana e il diritto naturale. C’era per noi Paolo Ondarza:

Non un “no” polemico, contro la modernizzazione dell’Italia, ma un “no” motivato: la riforma costituzionale, infatti, secondo il Comitato per il “no”, minaccia la democrazia. Per questo da oggi parte una grande campagna di sensibilizzazione su tutto il territorio nazionale. Il promotore, Massimo Gandolfini, presidente del Family Day:

 R. – La spinta che ci ha determinato a fare questo “Comitato Famiglie per il ‘no’” non è nessun sentimento di rivendicazione e di vendetta nei confronti della persona del premier, ma neanche nei confronti del governo. L’animus non è la vendetta. L’animus è una giustizia sociale. Il governo, nei confronti della legge sulle unioni civili, ha mostrato un’indole statalista e centralista inaccettabile. Ha ignorato il sentimento degli italiani mostrato da milioni di persone in due grandi manifestazioni pubbliche, non ha tenuto conto neanche di mezza nostra istanza e allora un governo di questo genere che poi apre a strategie ulteriori – vedasi eutanasia, divorzio express, legalizzazione delle droghe leggere – ci preoccupa moltissimo. Ecco che allora i cittadini italiani democraticamente hanno in mano un’arma che useranno ed è fermare una riforma costituzionale che rende ancora più autoritario e centralista l’eventuale governo, l’eventuale partito che dovesse vincere le elezioni. Benissimo riformare; benissimo rendere più snello l’iter legislativo. Ma non si fa in questo modo: non si può pagare la rapidità legislativa con un deficit di democrazia. Una Costituzione che assegni troppo potere al premier e di fatto annulli tutti gli altri poteri – perché gli altri due che rimangono sono la Corte costituzionale e il capo dello Stato, che sono due poteri deboli – di fatto diventa eccessivamente, pericolosamente centralista.

 D. – Questa è la vostra risposta anche a chi vi accusa di remare contro la riforma che potrebbe modernizzare il Paese?

 R. – Innanzitutto, “modernizzare” è una bella parola, ma se poi dopo la modernizzazione viene fatta con un deficit di democrazia, non è accettabile. Cambiare, sì, ma non cambiare a tutti i costi con il leitmotiv del “governo del fare”. Bisogna fare, sì, ma bisogna fare bene. Questa riforma costituzionale a sua volta è passata con due voti di fiducia e questo è davvero inaccettabile. Non vuol dire che la Costituzione non debba essere cambiata: la Costituzione non è il Decalogo, può essere cambiata. Ma può essere cambiata virtuosamente, mettendo al centro il principio del bilanciamento dei poteri.

 D. – Quali le motivazioni giuridiche a questo “no”? Mauro Ronco, presidente del Centro Studi Livatino:

 R. – Dal punto di vista giuridico, c’è un’esigenza di rendere più agile il procedimento di formazione delle leggi. Ora, però, su questo profilo di rendere più agile il procedimento di approvazione delle leggi si innesta una volontà politica di egemonizzare non solo il controllo del procedimento legislativo, ma anche tutta una serie di ambiti di carattere morale che invece meritano una maggiore articolazione e un rispetto più forte del pluralismo sociale e culturale e religioso del nostro Paese.

 D. – Più che la bontà di una riforma che va a velocizzare un iter legislativo, forse ciò che spaventa chi promuove il “no” è il precedente che si è creato in relazione al sulla legge in materia di unioni civili, che ha visto il salto di alcuni passaggi ritenuti fondamentali per l’approvazione di una legge?

 R. – La fiducia su leggi che hanno un impatto forte sulle coscienze di tutta la popolazione, ma prima ancora dei parlamentari, è qualcosa di contrario al principio – non usiamo il termine “democratico” – di una saggia prudenza governativa.

L’antropologia della famiglia e il diritto naturale sono oggi sotto attacco in tutta Europa. Necessario salvaguardare la partecipazione popolare e il dibattito democratico, spiega Maria Hildingsson, segretario generale del Forum delle famiglie Europeo:

 R. – In Europa esiste un’agenda politica che è un’agenda politica di un’élite. E’ molto importante che i cittadini abbiano il coraggio di esprimersi nel dibattito pubblico.








All the contents on this site are copyrighted ©.