2016-05-29 10:30:00

Cappellani carcerari europei: prevenire radicalizzazione detenuti


Prenderà il via questo lunedì a Strasburgo l’incontro dei cappellani carcerari europei. Organizzato dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, l’evento, dal titolo “Radicalizzazione in carcere: uno sguardo pastorale”, avrà l’obiettivo di individuare strade concrete per evitare lo sviluppo del fondamentalismo tra i detenuti. Federico Piana ne ha parlato con mons.Paolo Rudelli, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa:

R. – L’incontro intende mettere in contatto l’attività del Consiglio d’Europa sul tema della prevenzione della radicalizzazione nelle carceri e l’attività che la Chiesa svolge in questo campo. C’è una presenza molto importante dei cappellani delle carceri e quindi abbiamo pensato che mettere assieme questi due mondi fosse importante.

D. - Quanto è importante in questo ruolo il cappellano delle carceri?

R. - Il cappellano ha un ruolo di accompagnamento nella dimensione spirituale con una sua autonomia; non è legato direttamente all'amministrazione carceraria. Quello che può essere importante è – e anche il nostro incontro lo vuole mettere in luce – la collaborazione tra cappellani o persone incaricate della cura spirituale di diverse confessioni, nel senso che questa collaborazione può contribuire a creare un clima di maggiore rispetto ed anche di dialogo all’interno del carcere.

D. -  Perché probabilmente la collaborazione tra elementi di varie religioni aiuta a prevenire la radicalizzazione e l’estremismo…

R. - Dovrebbe aiutare soprattutto a mettere in luce l’importanza della dimensione spirituale per la vita umana; è importante anche la tutela della libertà religiosa all’interno delle carceri ma, al tempo stesso, è un fattore di condivisione, di pace, non di violenza o di estremismo.

D. - Il coordinamento dei cappellani delle carceri a livello europeo, secondo lei, può essere rafforzato anche con queste iniziative che mirano a  condividere informazioni ed esperienze?

R. - Sì. In realtà poi ogni nazione ha una realtà molto diversa per quanto riguarda il servizio in carcere. Comunque questo incontro vuole aiutare a riflettere, anche a livello europeo, su questa realtà e mettere in contatto l’attività della Chiesa e le attività di un’organizzazione internazionale come il Consiglio d’Europa che ha come scopo la difesa dei diritti umani, anche delle persone in carcere.








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