In India, la diocesi di Pune, nello Stato del Maharashtra, ha inaugurato il nuovo santuario dedicato a Sant’Antonio di Padova. A presiedere la cerimonia di benedizione del nuovo edificio, mons. Thomas Dabre, vescovo della diocesi. Ad AsiaNews il presule spiega: “Ci siamo cimentati nell’impresa per rispondere alla devozione spontanea dei fedeli cristiani e delle altre confessioni. Partendo dalla cappella esistente, ne abbiamo ampliato la struttura e assegnato lo status di santuario diocesano. Siamo grati a tutti coloro che ci hanno offerto sostegno spirituale e materiale" per questo nuovo santuario che è un "monumento nell’Anno della misericordia”.
Struttura in grado di accogliere 200 fedeli
La costruzione del luogo di preghiera nasce dalla
sollecitazione di mons. Salvatore Pennacchio, nunzio apostolico in India, che nel
settembre 2012 pose la prima pietra del santuario. La costruzione ultimata è decorata
con vetrate colorate e può accogliere fino a 200 fedeli. Mons. Dabre afferma: “La
devozione a Sant’Antonio evidenzia la presenza e la potenza della forza divina nelle
vite degli uomini santi, e sant’Antonio è uno di loro. Così la devozione al Santo
è in realtà riconoscere il potere di Dio nel trasformare la vita e aiutare gli esseri
umani nei loro bisogni e problemi”.
Devozione a Sant’Antonio, antidoto al materialismo contemporaneo
“Viviamo in un’epoca di materialismo – aggiunge il
vescovo – ateismo e indifferenza verso Dio e i valori spirituali. Nella nostra epoca
di globalizzazione, è in aumento l’interesse per il consumismo e l’edonismo”. Per
questi motivi, “la devozione a sant’Antonio di Padova è da apprezzare ancora di più
perché è contro la cultura dominante, e giunge come correzione delle tendenze materialistiche.
Bisogna dare a Dio il primo posto e quello più elevato nella vita umana”.
Il nuovo Santuario, un segno di misericordia
Mons. Dabre ritiene che “la devozione al Santo testimoni
anche che la presenza di Dio agisce per il bene e il benessere degli esseri umani,
in particolare per i bisognosi e i poveri”. Il santuario è diventato un “segno di
misericordia, compassione, carità e amore per i poveri e coloro che soffrono”. L’obiettivo
della diocesi, sottolinea ancora il presule, “è DI promuovere il santuario come manifestazione
della misericordia di Dio. Non ci interessa incentivare solo il culto e i rituali,
che non hanno significato se non trasformano le vite delle persone e non comunicano
l’esperienza liberatrice della misericordia del Signore”.
Simbolo di dialogo interreligioso
Il vescovo spera che il luogo diventi un “potente
strumento dell’amore di Dio, soprattutto tra i poveri e i sofferenti”, oltre che strumento
di “evangelizzazione, pace e armonia. I fedeli non cristiani vengono qui e si pongono
di fronte a Dio insieme ai figli di Dio”. “Questo – conclude mons. Dabre – può aiutare
a creare uno spirito di fratellanza, cordialità e gentilezza tra tutti i devoti. Per
ora, è già un simbolo di relazione tra le religioni”.
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