2016-05-31 13:56:00

Almaviva: accordo raggiunto, salvi tremila lavoratori


Accordo raggiunto al Ministero dello Sviluppo italiano sulla vertenza "Almaviva Contact". Salvati dal licenziamento circa tremila lavoratori dell’azienda di call center. Previsto l'utilizzo di 18 mesi di ammortizzatori sociali, con sei mesi di contratti di solidarietà e poi Cig straordinaria per un anno. Confermati i siti logistici di Napoli e Palermo. Soddisfazione dal governo. Una buona notizia anche secondo le parti sociali, che però annunciano: la battaglia continua. Paolo Ondarza:

E’ stata una lunga notte di trattativa al Ministero dello sviluppo quella che ha portato, all’alba dopo 17 ore, all’accordo su Almaviva e a evitare così circa tremila licenziamenti. L’intesa è arrivata in extremis visto che tra cinque giorni sarebbero partite le lettere di licenziamento, dopo lo scadere oggi dei contratti di solidarietà in vigore da quattro. Grande soddisfazione dai sindacati, che ora lanciano al governo la sfida della regolamentazione dei call center e del contrasto alle delocalizzazioni. Il segretario generale della Fistel Cisl, Vito Vitale:

R. – La trattativa mette in sicurezza i 3 mila licenziamenti e quindi non dobbiamo preoccuparci in modo immediato di questo tema. Questi lavoratori sono da quattro anni in contratto di solidarietà, con punte che hanno raggiunto il 45 per cento della riduzione dei loro salari e io sfido chiunque che prende uno stipendio di circa 7-800 euro a vivere così per quattro anni… E’ gente con famiglia; sono uomini e donne che hanno una età avanzata e che sicuramente, perdendo questo lavoro, sarebbero stati espulsi totalmente dal mercato del lavoro. Quindi era una drammaticità unica.

D. – Oggi questi 3 lavoratori potranno finalmente tirare un sospiro di sollievo…

R. – Un sospiro di sollievo che noi dobbiamo cercare di portare un po’ a lungo nel tempo e in cui ognuno deve fare la propria parte. Il governo deve mettere in piedi elementi di controllo che danno una condizione di ripresa del lavoro dei Call Center già attuando l’art. 24 bis, sulle delocalizzazioni e togliendo dal sistema albanese, che non fa parte dell’Unione Europea, tutto quel lavoro - e sono tra i 9 mila e i 10 mila unità - che viene sottratto all’Italia .

D. – Lei dice: non ci saranno in modo immediato i licenziamenti. Vale a dire che potrebbe, comunque, riaffacciarsi questa minaccia?

R. – Guardi, nel mondo nel lavoro – soprattutto nei call center – se non diamo delle regole ben precise al settore nei comportamenti sia dei committenti, sia istituzionali, sia anche di natura sindacale, rischiamo che i temi ritornino sempre a bomba. Fondamentale è una grande azione ispettiva da parte degli enti preposti a togliere di mezzo qualsiasi call center che non abbia le caratteristiche legali…

D. – E ce ne sono molti?

R. – Ma tantissimi, tantissimi sottoscala: con pochi euro mettono a lavorare la gente che ha bisogno e che accetta qualsiasi proposta pur di portare a casa qualche soldino per vivere…

D. – Le proposte di regolamentazione saranno affrontate al Tavolo previsto al Mise il prossimo 17 giugno…

R. – Non credo che il 17 giugno troveremo tutte le soluzioni. Adesso abbiamo 18 mesi a disposizione – di cui 6 di Cds (Contratto di solidarietà) e 12 di cassa integrazione – che mettono in sicurezza i tremila licenziamenti. Ma questi 18 mesi non è che servono a dire che ormai abbiamo superato il problema: no! La battaglia continua e deve continuare con più attenzione.








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