2016-06-01 13:43:00

Nethanyahu apre a nuovi colloqui di pace con i palestinesi


Sorprendente iniziativa del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che si è dichiarato disponibile a riaprire colloqui di pace con i palestinesi. Il capo di governo appare possibilista sulla creazione di due Stati, sulla base del piano di pace arabo che prevedeva, inoltre, il riconoscimento di Israele da parte di 57 Paesi arabi. Sulla stessa linea l’ultranazionalista Lieberman, rientrato da poco nell’esecutivo. Perplessità da parte palestinese. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Eric Salerno, esperto di Medio Oriente del Messaggero, raggiunto telefonicamente a Gerusalemme:

R. – Netanyahu ha risposto all’appello del dittatore egiziano al-Sisi per riprendere un negoziato sulla base del vecchio piano di pace saudita, che è il piano di pace arabo. Tutto questo però avviene proprio mentre lui dice “no” alla Conferenza di pace, che dovrebbe aprirsi nei prossimi giorni a Parigi – e in cui Israele e i palestinesi non sono stati invitati, peraltro. E con il timore che il presidente americano, Obama, possa lanciare un’iniziativa di pace prima di lasciare la Casa Bianca. Per cui, non è chiaro quanto Netanyahu sia sincero, ma tutti guardano con un certo interesse a quello che sta avvenendo fuori.

D. – Quali potrebbero essere le linee su cui avviare un dialogo?

R. – Il problema è partire da una base. Questa potrebbe essere definire una frontiera: ciò significherebbe anche una linea che in qualche modo divide Gerusalemme per consentire ai palestinesi di avere la parte araba – quella orientale – come capitale di un futuro Stato. Partendo da quello, si potrebbe arrivare a un accordo quanto meno di principio e marciare poi sulle altre questioni importanti, che sono i rifugiati e la questione della sicurezza. Vorrei aggiungere che si è ricominciato a parlare molto della possibilità di uno Stato palestinese confederato con la Giordania.

D. – Il ritorno nel governo dell’ultranazionalista Lieberman, secondo lei, non contrasta con queste dichiarazioni di apertura fatte da Netanyahu?

R. – Lieberman è un uomo di destra, sicuramente, però come molti uomini di destra è molto pragmatico. Lui dice che per gli ebrei è più importante la sicurezza e avere l’unità tra di loro che non il territorio. Cioè, non c’è bisogno di puntare a un Paese immenso per stare bene: “sionismo” significa avere uno Stato sicuro, tranquillo, dove possono andare avanti come ebrei senza avere timori costanti di nemici esterni e soprattutto di un negoziato che non porta da nessuna parte.








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