“Un crimine odioso”: così la Conferenza episcopale dell’Honduras (Ceh) definisce, in una nota, l’aborto. Il documento dei vescovi - intitolato “La vita umana: la sua grandezza, il suo valore e la sua trascendenza” - arriva nel momento in cui nel Paese è in atto una discussione sulla promulgazione di un nuovo codice penale. Un’occasione che i gruppi favorevoli all’interruzione volontaria di gravidanza hanno colto per cercare di far inserire, nella nuova normativa, la depenalizzazione dell’aborto, finora illegale.
Difendere la vita e la dignità umana
Per questo, in linea con gli insegnamenti della Chiesa
cattolica, i presuli ribadiscono la necessità di difendere la vita e la dignità della
persona umana. Al contempo, la nota episcopale smentisce la diceria secondo la quale
Papa Francesco avrebbe nominato una Commissione per studiare i casi in cui si potrebbe
abortire. “Si tratta di dichiarazioni non solo false, ma anche dannose”, scrivono
i vescovi hondureñi.
Dibattito sull’aborto non è una questione religiosa, ma umana
Di qui, il richiamo al “valore incommensurabile della
vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, indipendentemente dalle condizioni
in cui si trovano le persone”. Tanto più che il riconoscimento del valore della vita
è stato “sempre sostenuto e affermato sin dall’antichità, da Seneca ad Aristotele”.
I presuli, inoltre, evidenziano che il dibattito sull’aborto o sulla manipolazione
genetica a scopi cosiddetti “terapeutici” non è “un problema religioso”, bensì “una
questione di dignità e di rispetto per il bene più prezioso, ovvero per la vita umana”.
E questo è un tema che riguarda “il futuro della famiglia umana”.
Il feto, essere umano unico ed insostituibile
La Ceh ribadisce, poi, che il feto ha geni diversi
dalla madre ed è quindi “un individuo unico ed insostituibile”, in costante e continuo
sviluppo. Per tale motivo, i vescovi definiscono inaccettabili le argomentazioni ripetute
spesso “in modo sconsiderato e irresponsabile” da chi è favorevole all’aborto e ritiene
la donna proprietaria del suo corpo e quindi autorizzata a decidere su di esso. Ma
questa “è una verità parziale e confusa”, in quanto colui che è nel grembo della madre
è “un altro corpo”, “un altro essere vivente”, diverso dalla madre stessa.
No alla “cultura dello scarto”
Ricordando, quindi, gli appelli di Papa Francesco
contro “la cultura dello scarto” che minimizza il valore della vita, i vescovi esortano
la popolazione, i deputati del Congresso, i giudici, le istituzioni, i sacerdoti,
i religiosi, i laici, i fedeli e tutti gli uomini e le donne di buona volontà a difendere
e proteggere la vita dei più deboli ed indifesi, in particolare dei nascituri. (I.P.)
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