2016-06-04 11:47:00

Vescovi Canada: no a suicidio assistito, dignità umana non ha scadenza


In Canada, è ormai alle battute finali il dibattito parlamentare sulla C-14, la nuova controversa legge presentata dal Governo di Ottawa sul suicidio assistito. Il 31 maggio,  il testo ha superato la terza e ultima lettura alla Camera dei Comuni con una maggioranza di 186 voti contro 137 ed è stato inviato al Senato che avrà tempo fino al 6 giugno per l’approvazione finale. 

La scadenza del 6 giugno
Se questo non avverrà, resterà in piedi la sentenza della Corte Suprema che nel 2015 ha dichiarato incostituzionale la normativa finora in vigore, che vieta la possibilità di ricorrere al suicidio medicalmente assistito, ed ha lasciato un anno di tempo all’Esecutivo per modificarla. Venendo incontro alle indicazioni della Corte, il provvedimento legalizza il cosiddetto “aiuto medico a morire” per tutti gli adulti che si trovano in “uno stato avanzato di declino irreversibile delle loro capacità” e per i quali la morte è “ragionevolmente prevedibile”, anche senza un pronostico preciso.

I ripetuti interventi dei vescovi contro la legalizzazione dei suicidio assistito
La Conferenza episcopale canadese (Cccb-Cecc), unita ad altre Chiese, è intervenuta a più riprese in questi mesi per esprimere la sua ferma contrarietà alla C-14, definita “un’erosione della solidarietà tra gli uomini ed un pericolo per tutte le persone vulnerabili, in particolare gli anziani, i disabili, gli infermi ed i malati che spesso vengono isolati ed emarginati”. Inoltre, i vescovi hanno messo in guardia dalla “violazione del dovere sacrosanto del personale sanitario alla cura del malato e della responsabilità dei legislatori e dei cittadini di fornire e garantire la protezione a tutti, specialmente a coloro che sono più a rischio”. Concetti ribaditi il 3 maggio a un’audizione alla Commissione giustizia e diritti della Camera dei Comuni.

Il rischio banalizzare il suicidio assistito
E un nuovo pressante monito contro l’eutanasia e il suicidio assistito è stato lanciato in questi giorni dal card. Gérard Cyprien Lacroix, e primate della Chiesa canadese. In una lettera aperta ai media intitolata “L’aiuto a morire: non c’è una scadenza per la dignità umana”  arcivescovo di Québec mette in guardia sulla pericolosità di concedere l’autorizzazione a procurare la morte a un’altra persona, “anche quando questa avviene con il suo consenso” e sul rischio di banalizzazione del ricorso al suicidio assistito: “Con il tempo la rarità del gesto rischia di cedere il passo all’abitudine e sarebbe un triste progresso”, afferma.

La Chiesa non vuole esaltare la sofferenza
Nella missiva il card. Lacroix si rivolge innanzitutto a tutte quelle persone affette da malattie terminali o da gravi handicap che saranno interessate dalla nuova legge, per ricordare che esse conservano la loro dignità umana in tutte le circostanze e hanno diritto ad essere accompagnate e assistite con cure appropriate fino alla morte. Dopo avere ribadito l’intenzione della Chiesa non è di “valorizzare la sofferenza”, il primate canadese richiama il diritto all’obiezione di coscienza dei tanti operatori del settore sanitario contrari all’eutanasia, la cui dedizione per alleviare le sofferenze fisiche e psichiche dei loro assistiti è stata offuscata dall’attuale dibattito. Infine, il card. Lacroix evidenzia come la nuova normativa federale rischia di favorire un’interpretazione estensiva della legge sull’eutanasia introdotta cinque mesi fa in Québec, incoraggiando la diffusione del suicidio assistito. (a cura di Lisa Zengarini)








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