2016-06-04 15:30:00

Il commento di don Gianvito Sanfilippo al Vangelo della Domenica


Nella decima domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù, giunto a Nain, venne portato alla tomba di un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova. Vedendola, fu preso da grande compassione e le disse:

«Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Gianvito Sanfilippo presbitero della diocesi di Roma:

“Non piangere!” è l’esortazione che Gesù rivolge alla madre, rimasta vedova, dinnanzi al corpo esanime del suo unico figlio. Egli s’indirizza con le stesse parole anche a noi, talvolta afflitti da simili eventi e affranti dal peso della sofferenza. Spesso, infatti, persone a noi molto care partono da questa vita attraverso la soglia della morte lasciandoci in un doloroso lutto, a volte in circostanze tragiche. Oppure “giacciono” davanti ai nostri occhi prigionieri dell’incredulità e dell’egoismo privi di quella vita nuova che, mediante la fede, riversa nei cuori pace, perdono e vera gioia. Non di rado noi stessi sperimentiamo la contraddizione dei nostri peccati che contristano lo Spirito Santo e ci privano dell’amore rendendoci soli ed insoddisfatti. In tali circostanze satana ci spinge facilmente alla disperazione, al disprezzo di noi stessi e dell’esistenza umana, nascondendo, ai nostri occhi, la potenza della risurrezione di Cristo. Ma il Signore, sempre al nostro fianco, prende l’iniziativa per consolarci, Egli ci assicura che tutto concorre al bene e annuncia, mediante la Chiesa, la vita eterna, offrendoci nella misericordia la possibilità di rivivere. Egli ammaestra ogni uomo e sa ricondurre, lentamente, anche le pecore più smarrite al sicuro riparo, come fece con Saulo, che da persecutore dei cristiani divenne San Paolo, suo apostolo, fedele fino alla morte.








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