2016-06-05 09:00:00

Giornata Ambiente. Onu: impegnarsi per un futuro sostenibile


“E’ necessario  passare da una finanza che concentra poteri a una economia solidaristica”. Così Andrea Masullo, presidente del Comitato Scientifico di Greenaccord, nell’odierna Giornata mondiale dell’Ambiente indetta dall’Onu. Centrali per Masullo gli impegni assunti nella Conferenza mondiale sul clima di Parigi, lo scorso dicembre e l’auspicio alla “responsabilità per la cura della casa comune” dell’Enciclica di Papa Francesco, Laudato SìGioia Tagliente lo ha intervistato:

R. – Siamo in una situazione in cui la politica non riesce ancora a recepire gli orizzonti lunghi delle questioni ambientali che incombono sul futuro dell’umanità. Pensiamo al cambiamento climatico che in qualche maniera trascina un po’ tutti gli altri, mentre le politiche dei singoli Stati sono ancora molto contradditorie; pensiamo che gli impegni volontari, che rappresentano più del 90 percento delle emissioni globali, sono largamente insufficienti per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Tuttavia, si stanno muovendo i mercati. Ormai le fonti rinnovabili si stanno affermando con le loro gambe, nonostante la caduta del prezzo del petrolio.

D. – Fondamentale in questo senso il richiamo alla "responsabilità comune" nell’ultima Enciclica del Papa, Laudato si'

R. - Certamente. L’auspicio affinché tutti i potenti del mondo si assumano la responsabilità di curare la casa comune a nome dell’intera famiglia umana lo sta realizzando non la politica, ma quel mercato finanziario che dallo stesso Papa è additato come una delle cause del problema. Questo è molto importante perché c’è un lento, ma progressivo spostamento di interessi verso le energie rinnovabili, verso le economie circolari, verso l‘economia verde. Purtroppo ancora non vediamo il lato umano di questa conversione, mentre la conversione ecologica sul piano tecnico, in qualche maniera, sta facendo dei passi ancora non sufficienti, ma importanti, non vediamo ancora un atteggiamento di responsabilità verso i Paesi poveri.

D. - Una recente ricerca sostiene che sono in corso 1746 conflitti ambientali. Come si potrebbe combattere questa realtà?

R. - Il superamento di un’economia fondata su risorse come quelle fossili, petrolifere, stempererebbe da solo i motivi di conflitto. Quando la politica mondiale avrà deciso di convertirsi verso la sostenibilità, avremo un mondo policentrico in cui anche le istituzioni saranno molteplici; non ci sarà soltanto da accaparrare risorse illimitate e localizzate geograficamente, ma ognuno avrà le proprie opportunità e lo scambio internazionale diverrà gioco forza fondamentale.

D. - Nonostante le campagne di sensibilizzazione sembra che il mondo non creda che le risorse possano finire. Come si può vincere questa sfida?

R. - I progressi sono stati tali che l’uomo stenta a pensare che si possa costruire un tema diverso per continuare a produrre benessere e resta assillato da questa ideologia del consumo. Quindi vincere questa inerzia è molto difficile; c’è bisogno di introdurre dei principi etici che riconoscano, innanzitutto, gli allarmi della scienza, ma soprattutto la necessità di passare da un sistema basato sulla competizione che, tra gli Stati, diventa anche aggressione fino a diventare poi violenza e guerra. Il Papa nell’Enciclica usa questa immagine molto importante della casa comune: “Non pensino i Paesi ricchi di potersi chiudere nelle proprie belle stanze di questa casa comune pensando che i problemi siano di altri, perché se la casa crolla, crolla per tutti”.

D. - Come possiamo fare affinché le risorse siano a favore dell’uomo e non contro l’uomo?

R. - Il Papa parla molto bene di debito ecologico, soprattutto a danno delle popolazioni povere dalle quali provengono la maggior parte delle risorse che usano le popolazioni. Non c’è via di uscita se non passare da un’economia e da una finanza che concentra ad un’economia solidaristica che distribuisce. Purtroppo, il processo economico di questi ultimi decenni è un processo di concentrazione. Anche in Paesi ricchi, come negli Stati Uniti, l’aumento del prodotto lordo è stato accaparramento del dieci percento della popolazione, mentre le fasce intermedie stanno scendendo nella scala sociale ed hanno sempre più difficoltà.








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