2016-06-05 08:30:00

Parroco in Indonesia: forza del dialogo, antidoto all'estremismo


Con oltre 250 milioni di abitanti l’Indonesia è il più popoloso Stato a maggioranza musulmana al mondo, eppure nonostante alcuni tentativi di infiltrazione da parte di gruppi dell’Islam radicale non è considerato un Paese a rischio di fondamentalismo religioso. Anche gli attentati che a gennaio hanno colpito la capitale, Jakarta, vengono percepiti come segnali preoccupanti di un malcontento sociale latente e non come un’offensiva di frange politiche legate all’Is. A confermare la solidità del pluralismo religioso e democratico dell’Indonesia è padre Karolus Mulyatnu, vice parroco della parrocchia di Cristo Re a Yogjakarta nella parte centrale di Java. Stefano Leszczynski lo ha intervistato:

R. – Gli estremisti sono cresciuti in Indonesia, soprattutto dopo il 1998, quando c’è stata la caduta di Suharto e la conseguente apertura democratica. Questa nuova situazione ha permesso la comparsa di molti gruppi, alcuni dei quali caratterizzati da una forte chiusura; ma c’è anche una mentalità diversa che ci spinge a crescere insieme attraverso un dialogo più aperto e l’attuale situazione ci fa sentire responsabili dello sviluppo di questo dialogo. Per questo, noi cristiani cattolici non abbiamo paura quando accade qualcosa di brutto.

D. - Il dialogo, la misericordia, il perdono sono tutti temi centrali del Pontificato di Papa Francesco …

R. - Il dialogo è un modo di vivere; è un modo di essere e proclamare il Vangelo. Noi dobbiamo, per forza, vivere il dialogo in maniera quotidiana. Questo perché il dialogo è un elemento molto importante della vita in Indonesia. Il messaggio del Santo Padre è molto importante perché ci dà la forza di essere cristiani in Indonesia, perché noi ci sentiamo parte della Chiesa universale. Quindi, le parole del Santo Padre ci danno molta forza per vivere la nostra vita cristiana in Indonesia.

D. - I cristiani cercano il dialogo, questo è chiaro, ma i musulmani cercano il dialogo con i cristiani?

R. - Sì, soprattutto i gruppi più grandi musulmani in Indonesia - Muhammadiah e  Nahdlatul Ulama - vivono  questo dialogo. Soprattutto Nahdlatul Ulama ha proclamato che loro sono “musulmani di Nusantara”, che significa “Musulmani di Indonesia”. In Indonesia viviamo nella diversità. Allora i musulmani hanno proclamato - come musulmani indonesiani – che il dialogo è necessariamente parte della nostra religione, così come per i musulmani, i cristiani e le altre religioni in Indonesia.

D. - Come si vive l’Anno giubilare in Indonesia?

R. - Viviamo la misericordia quando c’è fraternità e dal momento che la fraternità nasce da una madre, allora attraverso la misericordia viviamo la maternità della Chiesa. La Chiesa è una madre che abbraccia tutti. Viviamo questa spiritualità anche all’interno della nostra Chiesa e questo ci dà la forza per crescere insieme con gli altri, soprattutto per sviluppare dialogo e fraternità. Questo è quello che viviamo. Inoltre, la misericordia trova la propria espressione nella carità verso tutti, soprattutto verso  i poveri. La misericordia viene vissuta anche a livello più intimo all’interno della Chiesa, favorendo anche una maggiore unità spirituale. Questa è una condizione essenziale per poter condividere la nostra spiritualità nella società, con gli altri. È questo quello che cerchiamo di vivere insieme. Come le altre Chiese in Asia anche quella indonesiana riflette la necessità di vivere la propria dimensione spirituale nella vita quotidiana, attraverso la fraternità e il dialogo.








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