2016-06-05 08:30:00

Perù: ballottaggio presidenziale tra Fujimori e Kuczynski


Perù oggi al ballottaggio per eleggere il nuovo presidente. Si sfideranno Keiko Fujimori, figlia dell’ex-presidente Alberto, attualmente in carcere per violazione dei diritti umani, e Pedro Pablo Kuczynski, economista liberale. Secondo gli ultimi sondaggi si prospetta un testa a testa tra i due candidati, con Kuczynski che ha ricevuto l'appoggio dell'esponente di sinistra Veronika Mendoza, terza al primo turno. Sul possibile esito di questa consultazione elettorale, Michele Raviart ha intervistato il giornalista Maurizio Chierici, esperto di questioni sudamericane:

R. – E’ un enigma, perché sono due Perù che votano, anche molto diversi fra loro. Esiste un Perù che è povero e che tutti noi vediamo: 10 milioni di abitanti senza acqua, senza un lavoro fisso (e un Perù più benestante). Ma esistono anche due Perù che sono divisi anche fra città e campagna; ed esistono, poi, due candidati - Pedro Pablo Kuczynski e Keiko Fujimori - che hanno due storie molto diverse. La scelta dipenderà anche da quale storia convincerà la gente. La storia di Keiko è la storia della figlia di Fujimori, il dittatore, che ha fatto un colpo di Stato per allungare per sempre la sua presidenza, cambiando la Costituzione; Kuczynski ha, invece, un profilo molto diverso, è un ex banchiere, ha rapporti culturali con l’Europa ed è cugino del grande regista Jean-Luc Godard.

D. – Qual è l’idea di Perù che hanno i due candidati?

R. – La Fujimori ha puntato proprio sugli ultimi: marcia sulle città partendo dalle campagne. Kuczynski promette, invece, di estendere il modello delle città alle campagne. La Keiko, come il padre, ha una radice popolare, populista molto evidente; Kuczynski può raccogliere il voto prima di tutto della classe media, cittadina, degli intellettuali e degli arrabbiati.

D. – Qual è lo stato di salute della democrazia in Perù?

R. – Lo stato di salute della democrazia in Perù risente del dopo-Fujimori e del dopo-Toledo: tutto si disgrega nelle abitudini del Paese, nel servilismo dei giornali, di quella “stampa amarilla” inventata da Fujimori, la stampa dei pettegolezzi, per distruggere senza motivi politici tutti gli avversari che si affacciavano. Esiste una diffidenza della popolazione verso l’informazione della stampa. Il Paese, in un certo senso, è migliorato: esistono meno immigrazioni, che una volta erano selvagge anche verso l'Europa, anche in Italia. Le città, le periferie, le campagne: è questo che sta diventando ancora il Paese.

D. – Abbiamo detto che la situazione economica del Perù è migliorata negli ultimi anni, però rimangono ancora alcuni punti critici: penso – per esempio – al grande numero di bambini lavoratori, che è il numero più alto in tutto il mondo…

R. – E’ vero! Le scuole vengono abbandonate subito e diventano bambini lavoratori. Queste sono le promesse di Keiko Fujimori: promesse alle quali gli emarginati credono, perché lei ha lavorato con loro e la campagna elettorale è partita tra di loro ed è poi marciata sulle città. Kuczynski, invece, non arriva alle campagne: tanto è vero che ha limitato i suoi interventi pubblici, concentrandosi proprio nei centri in cui esistono industrie e dove esiste una cultura più o meno europea.

D. – I vescovi del Perù hanno invitato le persone ad andare a votare. E’ legittimo aspettarsi una alta affluenza?

R. – Sarà una affluenza un po’ più alta delle altre volte, perché gli emarginati hanno trovato la loro eroina e gli intellettuali e la borghesia la speranza di bloccare il ritorno di Fujimori.








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