2016-06-06 20:29:00

Iraq. Falluja sotto assedio. Onu: disastro umanitario, servono aiuti


Continua l’offensiva delle forze irachene su Falluja, roccaforte dei miliziani jihadisti. La parte meridionale della città sembra essere stata liberata, ma le operazioni procedono con lentezza perché i civili sono usati come scudi umani. Intanto emergono nuovi segni di una violenza che dura, nell’area, almeno da due anni. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Una fossa comune con piu' di 400 cadaveri, civili, militari e poliziotti assassinati dai jihadisti che controllano Falluja dal 2014. E’ questo l’ultimo macabro ritrovamento delle forze di sicurezza irachene nel distretto a nord della città. Sui corpi, portati all’obitorio per i riconoscimenti, i segni d’arma da fuoco, mentre si indaga anche su presunte torture nei confronti di sunniti, avvenute in diverse città irachene, da parte delle milizie sciite. Se alcune truppe già sono posizionate intorno a Mosul altre stanno lentamente conquistando le diverse parti di Falluja a partire dal sud. Ma le operazioni procedono a rilento perché la situazione umanitaria è disastrosa e i civili sono in pericolo, come ci racconta da Baghdad Lise Grande Coordinatrice per l'azione umanitaria delle Nazioni Unite in Iraq:

Invece sugli sviluppi della situazione, Giancarlo La Vella ha intervistato Luciano Bozzo, docente di Studi Strategici e Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:

 R. – In questo momento l’Is sta un po’ pagando le ambizioni passate. Il fatto di essersi presentato come organizzazione che, oltre alle attività terroristiche, porta avanti l’obiettivo della creazione di uno pseudo Stato e quindi del controllo del territorio: ciò implica dei costi sia dal punto di vista economico – finanziario, sia dal punto di vista umano, in termini di reclutamento degli uomini da inviare sul campo di battaglia per presidiare il terreno, che un’organizzazione di quel genere, probabilmente nel lungo periodo, potrà difficilmente sostenere. Non credo però che la battaglia sia vinta; credo che occorrerà ancora tempo sia per conquistare Falluja, sia per eliminare l’Is da altre aree che in questo momento sono controllate. Però, indubbiamente, la debolezza c’è e peserà. Una volta battuto in campo aperto, nulla vieta che l'Is entri in un mondo sommerso, quello appunto più tradizionale e tipico delle organizzazioni terroristiche jihadiste.

D. - Come a dire che battere l’Is sul terreno vorrà poi dire ampliare le difese contro il terrorismo, che potrebbe colpire al di fuori delle zone di guerra…

R. - Certamente. Già in passato è stato dimostrato come, alle difficoltà incontrate sul campo, lo stesso Is risponda in maniera asimmetrica, quindi non semplicemente con controffensive condotte in maniera tradizionale, ma utilizzando lo strumento del terrorismo, ovvero colpendo i propri avversari o comunque colpendo componenti civili in Europa in particolare, al fine di rispondere su un piano diverso a una situazione di difficoltà.

D. – Dal punto di vista militare cosa è venuto a mancare allo Stato islamico?

R. - Lo Stato islamico si trova nella necessità di difendere territori, di difendere città – è il caso di Falluja, domani potrebbe essere il caso di Mosul e di Raqqa, quindi della cosiddetta capitale autoproclamata dello Stato islamico – e per questo occorrono i mezzi, le risorse umane. Inoltre fronteggiare forze regolari ben addestrate e magari altrettanto motivate può essere un grosso problema anche per l’Is. Le difficoltà derivano anche dal fatto che gli americani si sono impegnati in maniera più decisa, non soltanto con i bombardamenti aerei, ma anche con consiglieri e addestratori sul campo e, per quello che riguarda nello specifico Falluja, non bisogna trascurare l’intervento delle forze iraniane. Questa tra l’altro è anche la questione più delicata al momento, perché Falluja è una città sunnita. Avere degli sciiti che combattono contro i sunniti – perché poi l’Is è l’ennesima versione della resistenza sunnita nei confronti del potere sciita in Iraq – evidentemente configura una situazione che in futuro rimarrà instabile.








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