Seguire e vivere le Beatitudini, che come “navigatori” indicano ai cristiani il giusto itinerario della vita. È l’invito che Papa Francesco ha rivolto durante l’omelia della Messa del mattino celebrata in Casa S. Marta. Il Papa ha invitato, al contrario, a non scivolare lungo i tre gradini dell’“anti-legge” cristiana, l’idolatria delle ricchezze, della vanità e dell’egoismo. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Per non perdersi, lungo la strada della fede, i cristiani hanno un preciso indicatore di direzione: le Beatitudini. Ignorarne le rotte che propone può voler dire scivolare lungo i “tre gradini” degli idoli dell’egoismo, l’idolatria dei soldi, la vanità, la sazietà di un cuore che ride di soddisfazione propria ignorando gli altri.
“I navigatori della vita cristiana”
Il Papa trae una serie di riflessioni dalla pagina
del Vangelo di Matteo, che mostra Gesù ammaestrare le folle con il celebre Discorso
della montagna. “Insegnava – ribadisce Francesco – la nuova legge, che non cancella
l’antica” ma la “perfeziona”, portandola “alla sua pienezza”:
“Questa è la legge nuova, questa che noi chiamiamo “le Beatitudini”. E’ la nuova legge del Signore per noi. Sono la guida di rotta, di itinerario, sono i navigatori della vita cristiana. Proprio qui vediamo, su questa strada, secondo le indicazioni di questo navigatore, possiamo andare avanti nella nostra vita cristiana”.
I tre scalini della perdizione
Francesco prosegue l’omelia completando, per così
dire, il testo di Matteo con le considerazioni che l’evangelista Luca mette alla fine
dell’analogo racconto delle Beatitudini, cioè – come li chiama – l’elenco dei “quattro
guai”: guai ai ricchi, ai sazi, a quelli che ridono, a quelli dei quali tutti dicono
bene. Il Papa ricorda in particolare di aver detto “tante volte” che “le ricchezze
sono buone”, mentre “quello che fa male” è “l’attaccamento alle ricchezze”, che diventa
così “un’idolatria”. E chiosa:
“Questa è l’anti-legge, è il navigatore sbagliato. E’ curioso: questi sono i tre scalini che portano alla perdizione, così come queste Beatitudini sono gli scalini che portano avanti nella vita. E questi tre scalini che portano alla perdizione sono l’attaccamento alle ricchezze, perché non ho bisogno di nulla. La vanità, che tutti dicano bene di me: tutti parlano bene, mi sento importante, troppo incenso… e io credo di essere giusto – non come quello, come quello… Pensiamo alla parabola del fariseo e il pubblicano: ‘Ti ringrazio perché non sono come questo…’. ‘Ma grazie, Signore, che sono tanto un buon cattolico, non come il vicino, la vicina…’. Tutti i giorni succede questo… Secondo la vanità e, terzo, l’orgoglio che è la sazietà, le risate che chiudono il cuore”.
La chiave? La mitezza
Tra tutte le Beatitudini, Francesco ne seleziona una
che, afferma, “non dico sia la chiave” di tutte, “ma ci fa pensare tanto”: “Beati
i miti”. la mitezza:
“Ma, Gesù dice di se stesso: ‘Imparate da me che sono mite di cuore’, che sono umile e mite di cuore. La mitezza è un modo di essere che ci avvicina tanto a Gesù. Invece, l’atteggiamento contrario sempre procura le inimicizie, le guerre … tante cose, tante cose brutte che succedono. Ma la mitezza, la mitezza di cuore che non è sciocchezza, no: è un’altra cosa. E’ la profondità nel capire la grandezza di Dio, e adorazione”.
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