Il card. Charles Maung Bo apprezza l’impegno del nuovo Governo democratico birmano a promuovere l’armonia religiosa in Myanmar, ma si dice “scettico” sul contributo che vorrà dare il Partito della solidarietà e dello sviluppo dell'Unione (Usdp) - emanazione del precedente regime militare - al processo di distensione dei rapporti tra la maggioranza buddista e le minoranze religiose del Paese.
Una nuova legge contro chi disturba la pacifica convivenza religiosa
L’arcivescovo di Yangon commenta così all'agenzia Asianews la notizia del pacchetto
di leggi allo studio dell’Esecutivo guidato dalla Lega nazionale per la democrazia
(Nld) per “promuovere la convivenza pacifica fra le confessioni e ad agire contro
coloro che disturbano questo stato di armonia”. Il riferimento è alle perduranti violenze
etnico-confessionali di cui sono state vittime in questi ultimi anni in particolare
i musulmani Rohingya e che hanno causato alcune centinaia di morti e 140mila sfollati.
Preoccupazione per le nuove “Leggi a difesa della razza e della religione”
Il “diritto di professare e praticare la religione” è formalmente riconosciuto dalla
Costituzione promulgata nel 2008 dall’Usdp, con il limite del “rispetto dell’ordine
pubblico, della moralità, della salute e delle altre disposizioni della Carta”, ma
l’anno scorso lo stesso partito allora al potere, su pressione di frange radicali
buddhiste, ha fatto approvare quattro “Leggi a difesa della razza e della religione”
concepite per colpire la minoranza musulmana. Esse, infatti, comprendono misure contro
i matrimoni misti, le conversioni religiose, la poligamia e per il controllo delle
nascite. Per questo sono state criticate anche dalla Chiesa birmana.
L’apprezzamento dell’impegno di San Suu Kyi in difesa della libertà religiosa
La nuova legge sull’armonia religiosa che il nuovo Governo si appresta a presentare
al Parlamento si muove in direzione opposta. Secondo il card. Bo, essa è un segno
che “Aung San Suu Kyi – la storica leader dell'opposizione birmana che alle elezioni
dello scorso novembre ha guidato il suo partito alla vittoria dopo 50 anni dittatura
militare - sta preparando la strada per raggiungere la pace fra le fedi. Un’altra
indicazione di questo è il fatto che abbia chiamato a colloquio i monaci del Ma Ba
Tha, offrendo loro rispetto e chiedendo le loro preghiere”. San Suu Kyi, continua
l’arcivescovo, “ha anche consigliato ai monaci di avere rispetto e stima per le altre
religioni e di non discriminare secondo razza e fede”. Questo, conclude il porporato,
“è un passo coraggioso che lei sta facendo, nel seguire la Costituzione laddove essa
protegge le religioni contro le discriminazioni”. (L.Z.)
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