2016-06-10 19:54:00

Libia: partito il countdown per strappare Sirte all'Is


In Libia si stringe il cerchio attorno a Sirte, ormai quasi interamente espugnata dalle forze del premier Sarraj. Intanto, continuano a essere donne e bambini le vittime dei bombardamenti su Derna da parte dei militari del generale Haftar, che hanno attaccato aree popolate da civili nel tentativo di colpire milizie islamiche legate ad al Qaida. Francesca Sabatinelli:

L’avanzata verso la riconquista di Sirte non si ferma, l’offensiva delle forze lealiste contro le postazioni dello Stato islamico è massiccia, il centro è stato preso, sebbene proseguano ancora gli scontri, e la città potrebbe cadere per intero in un paio di giorni. Il countdown è iniziato: avrebbero annunciato i militari libici. Ed è dallo stesso governo di Sarraj che arriva il canto della vittoria: “L’Is a Sirte è accerchiato grazie ai nostri eroi”, riferisce il Consiglio presidenziale. Alcuni civili detenuti dall’Is sono stati liberati e, secondo i fedelissimi del premier, avrebbero subito pesanti torture.

Le forze libiche, affiancate anche dalla Marina che ha bloccato gli accessi sul litorale, stanno bombardando le postazioni dello Stato islamico, la cui perdita di Sirte significherebbe un duro colpo. Alcuni corpi sarebbero stati ritrovati decapitati in una caserma appena liberata, si tratterebbe di jihadisti uccisi mentre tentavano la fuga. Contemporaneamente, gli uomini del generale Haftar hanno bombardato Derna, ed è qui che sono morti due  minorenni e una donna, colpiti dai raid dell’’Operazione Volcano’. Condanna è stata espressa dall’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Martin Kobler: bersagliare i civili, ha detto, può essere un crimine di guerra. E la Corte penale internazionale è impegnata nell'indagare nuovi crimini in Libia.

Sulla possibile sconfitta dell’Is in Libia, Elvira Ragosta ha intervistato Gian Andrea Gaiani, direttore della rivista on line AnalisiDifesa.it:

R. – Le informazioni che abbiamo non sono convincenti, nel senso che fino a poco tempo fa anche i Servizi di sicurezza del Pentagono, degli Stati Uniti, parlavano di una presenza di 6-8 mila miliziani dello Stato Islamico, ma di questi combattenti si è persa ogni traccia, a quanto pare:  le milizie di Misurata sono avanzate, subendo alcune perdite, ma senza dover affrontare una resistenza fortissima. Allora c’è qualche sospetto che, in fondo, le milizie dell’Is stiano facendo avanzare i loro nemici, i loro avversari, facendoli penetrare anche in città - a Sirte – per poi condurre attacchi a sorpresa e imboscate: è un rischio, questo, che non si può escludere. E’ una tattica che già i miliziani islamici usavano addirittura nel ’94 a Grozny, in Cecenia… Bisogna essere, io credo, un po’ cauti nel dire che l’Is in Libia è stato sconfitto. Anche perché le milizie libiche che combattono l’Is – a partire da quelle di Misurata – non hanno mai dimostrato una grande perizia, soprattutto nei combattimenti ravvicinati e cioè in quelli più sanguinosi, in cui la professionalità del soldato emerge.

D. – Quanto conta l’appoggio militare di intelligence da parte britannica e statunitense?

R. – Conta abbastanza, direi: è vero che le milizie di Misurata – come anche le altre forze libiche – dispongono di limitate capacità aeree, ma soprattutto perché gli angloamericani utilizzano aerei da ricognizione, droni; anche i francesi sono presenti e qualcuno dice anche gli italiani,  con forze speciali legate al Comando dell’intelligence… In realtà, pare che il lavoro più importante lo stiano facendo francesi, britannici e americani nel fornire appoggio, e questo vuol dire nel fornire informazioni alle milizie sui movimenti dei miliziani dello Stato Islamico.

D. – Dal punto di vista politico, in Libia restano le divisioni tra il governo di unità nazionale di Tripoli, guidato da al-Sarraj, e quello di Tobruk; martedì prossimo il Parlamento di Tobruk si riunirà su richiesta del suo Presidente Saleh per votare la fiducia all’esecutivo di Tripoli. La sconfitta del sedicente Stato Islamico potrebbe ricompattare il fronte politico?

R. – Tutto è possibile, perché gli accordi fra le milizie libiche si basano su valori politici, su accordi tribali e soprattutto sul fatto che ci siano degli accordi basati su affari e quindi anche su una ridistribuzione di denaro, magari gli aiuti internazionali che oggi arrivano a Tripoli. Sul piano politico vedo difficile, oggi, una riconciliazione fra al-Sarraj e il governo di Tobruk. La Libia – come tutti i Paesi dominati da conflitti e scontri tribali – è un Paese portato al compromesso: se un compromesso verrà trovato, con l’aiuto anche della Comunità internazionale, allora questo accordo potrà essere fatto. Più facilmente, invece, potremmo assistere ad una spaccatura definitiva fra una Cirenaica controllata da Haftar, dal governo di Tobruk, e una Tripolitania – invece – in mano al nuovo governo di al-Sarraj. Ricordiamolo che per ora si è espresso negativamente anche sull’ipotesi di accogliere nuovamente in Libia gli immigrati clandestini oggi diretti in Italia, con grande sconforto dell’Europa e dell’Italia che, da questo governo che sostengono, si aspettavano invece una mano per la soluzione di questo problema.

D. – Cosa si può, invece, ipotizzare su un intervento militare internazionale di terra in Libia?

R. – Io credo che non ce ne sia più bisogno, se veramente la Libia riuscirà, con le sue milizie, a sconfiggere l’Is, che sembrava essere una forza così formidabile. L’intervento internazionale aveva questo scopo, no? Aiutare i libici a distruggere l’Is. C’è l’altra ipotesi di quella missione di cui si parla da anni, che dovrebbe essere a guida italiana, per andare ad addestrare le milizie libiche filogovernative… Però è un’ipotesi che resta sulla carta, perché lo stesso al-Sarraj non controlla neppure interamente Tripoli. Molte milizie che fanno parte e fanno capo a questi movimenti islamisti che sostengono al-Sarraj: al-Sarraj ha l’appoggio del Qatar, della Turchia e quindi dei gruppi salafiti, dei gruppi legati ai Fratelli musulmani, ma non tutti. Non ha il controllo di tutta la Tripolitania.

 

 

 

 








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