La prefettura apostolica di Ulaanbaatar e l’arcidiocesi coreana di Seul hanno firmato un accordo per migliorare la cooperazione missionaria e promuovere lo sviluppo della Chiesa in Mongolia. Come appreso da Fides, il memorandum d'intesa è stato siglato a Ulaanbaatar nei giorni scorsi tra la Catholic Education Foundation dell’arcidiocesi, rappresentata dal vescovo ausiliare di Seul Benedetto Son Hee-Song, e la prefettura apostolica, rappresentata dal vescovo Wenceslao Padilla, e include punti come l'attività di evangelizzazione, la formazione dei sacerdoti, il sostegno finanziario.
Collaborazione anche tra gli ospedali
Secondo l’intesa, la Fondazione fornirà un milione
di dollari alla prefettura di Ulaanbaatar, nei prossimi tre anni, per le attività
pastorali. Inoltre, come sostegno alla formazione dei futuri sacerdoti, i futuri seminaristi
della Mongolia potranno studiare nel Seminario teologico di Seul. Un altro capitolo
del patto è la partnership tra l’ospedale St. Mary a Seul e il primo ospedale centrale
della Mongolia: si prevede di introdurre, grazie agli avanzati sistemi sanitari in
uso in Corea, pratiche come il trapianto di cellule staminali, terapia cardio-cerebrovascolari
e chirurgia robotica.
Un gesto di incoraggiamento
Come riferito a Fides dall’ufficio comunicazioni dell’arcidiocesi
di Seul, il vescovo Son Hee-song ha detto: “Vorrei esprimere il mio più profondo rispetto
e stima al vescovo Padilla e a tutti i missionari presenti in Mongolia che si sono
dedicati all'evangelizzazione in tale situazione difficile. La Chiesa cattolica della
Corea nella sua storia ha sofferto persecuzioni: questo è uno dei motivi per cui la
Chiesa coreana ha deciso di dare tutto il supporto possibile per lo sviluppo della
Chiesa mongola”. Il vescovo Padilla ha risposto: “Siamo molto incoraggiati dal sostegno
dalla Corea. Tutti voi siete una benedizione per la Chiesa della Mongolia: questo
accordo ci dà grande speranza”.
Legislazione vigente in Mongolia
Data la legislazione vigente, la Chiesa cattolica
in Mongolia non ha personalità giuridica, ma è considerata una organizzazione non-profit
che non può avere alcun tipo di guadagno, nemmeno le offerte della messe, e dunque
non riesce ad auto-sostentarsi. Le attività missionarie sono strettamente regolamentate.
Pertanto, tutti i missionari inviati in Mongolia devono ricevere un sostegno finanziario
dalla loro congregazione o raccogliere fondi da altre diocesi.
L’aiuto della Chiesa coreana
Negli ultimi 20 anni, la Chiesa cattolica coreana
ha fornito 320 milioni di won come sostegno finanziario per la Mongolia e ha continuato
a inviare medici volontari. Le basi dell’accordo appena siglato sono state gettate
nel 2013, quando il prefetto apostolico Wenceslao Padilla ha visitato la Corea. La
collaborazione, ora ratificata e istituzionalizzata, era stata già avviata in modo
proficuo per la formazione e gli studi di don Joseph Enkh Batata, il diacono mongolo
che diventerà sacerdote il 28 agosto a Ulaanbaatar e che ha trascorso diversi anni
in Corea.
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