2016-06-13 14:33:00

Immigrazione. Massimo Franco: vincere sindrome dell'assedio


Proseguono gli arrivi di migranti. In Italia oggi è previsto lo sbarco di oltre mille immigrati mentre altri mille sono arrivati ieri, tratti in salvo in operazioni di soccorso nel canale di Sicilia. Intanto, due navi della Guardia Costiera greca stanno cercando un barcone con circa 200 migranti a bordo, che ha lanciato un Sos al largo delle coste dell'isola di Creta. Di fenomeno ormai “strutturale” si parla nel nuovo libro di Massimo Franco, editorialista del Corriere della Sera, “L’assedio”, edito da Mondadori. Il testo, che sarà presentato nel pomeriggio anche dal presidente del Senato Piero Grasso, parla di un’Europa dal volto fragile, dove si cerca spesso nel “diverso” un capro espiatorio e dove serpeggia una “sindrome d’assedio”. Lo sottolinea, nell’intervista di Debora Donnini, lo stesso Massimo Franco:

R. – Quello che sta succedendo dice che quest’emergenza diventa più vistosa perché non è stata affrontata come un fenomeno strutturale. Quindi, quando c’è imprevidenza, mancanza di divisione e di strategia, il paradosso è questo: un problema che andava affrontato da tempo con mezzi e anche con una mentalità diversa, oggi assume i contorni dell’emergenza anche se non è tale. Questo naturalmente comporta problemi collaterali: in primo luogo un grande allarme dell’opinione pubblica e anche la difficoltà a gestirli in modo politico e in modo tale da non creare allarme ma, anzi, da contenerlo.

D. - Lei parla di “sindrome di assedio”, più che di vero “assedio”. Cosa intende?

R. - Intendo dire che il fatto che non ci sia stata una previsione di quello che stava per avvenire, rende tutto molto drammatico. Quindi, numeri che senz’altro sono molto consistenti rispetto al passato, ma che sarebbero gestibili vista la popolazione non solo italiana ma europea, assumono i contorni di un’invasione. Quindi quello che si vede è soprattutto una percezione, una “sindrome dell’invasione”, che non sarebbe tale se il fenomeno fosse stato gestito in modo diverso.

D. - Come secondo lei?

R. - Secondo me innanzitutto impostando una strategia per quanto riguarda i Paesi di provenienza e, quindi, investendo sulla stabilità di questi Paesi, sulle malattie che li colpiscono ed avendo evitato gli errori strategici che l’Occidente ha compiuto nel Maghreb, in Siria e in Iraq. Parliamoci chiaro, quello che sta succedendo è in buona parte il risultato di errori strategici dell’Occidente. Il fatto di avere deciso di fare quello che abbiamo fatto in Libia, tra il 2011 e il 2014, senza prevederne le conseguenze, ha comportato, secondo me, che tutti i regimi che erano dittatoriali, ma erano anche laici, sono stati soppiantati dal caos.

D. - Lei parla anche di un’Europa che crea nuovi "ghetti" e, quindi, sempre di più si allontana dall'idea di un Continente “Eden della democrazia e dei valori” ...

R. - C’è un assedio all’Europa che viene da anni dall’interno dell’Unione Europea ed è costituito dai nazionalismi. Allora quando noi costruiamo i “muri” – per noi intendo dire europei – dobbiamo sapere che questi “muri” apparentemente sono contro gli immigrati. In realtà, sono “muri” tra europei, che creeranno conflitti crescenti prima dentro i sinoli Stati Europei e poi tra gli Stati europei. Bisogna stare molto attenti perché stiamo distruggendo uno dei patrimoni principali che avevamo costruito in questi decenni.

D. - Il primo viaggio di Papa Francesco è stato a Lampedusa. Nella recente visita a Lesbo, il Papa ha incontrato i migranti e chiesto all’Europa una profonda solidarietà. L’atteggiamento del Papa sembra, quindi, mostrare il volto più vero della civiltà europea permeata dal cristianesimo, cioè quello della solidarietà verso gli ultimi, come appunto lo sono i migranti?

R. - Questo è un Papa profetico! Quindi, credo che Francesco abbia additato il problema ed abbia cercato di far capire che il modo in cui lo stanno risolvendo oggi gli europei non è la vera soluzione.

D. - Per quanto riguarda tutta la questione del cercare di non rendere il Mediterraneo invece che un “Mare Nostrum” un “Mare Mortuum"?

R. - Credo che Frontex, l’Agenzia europea che si occupa di coordinare gli sforzi sull’immigrazione, sia figlia di un periodo di normalità e di un periodo in cui l’Europa si allargava al Nord e all’Est europeo. Ma certamente la frontiera liquida mediterranea è stata molto sottovalutata e bistrattata dai Paesi del Nord Europa. Il problema è che l’immigrazione va o gestita o subìta. Quindi, credo che la linea dura sia una linea che deve fare i conti con la realtà e la realtà è che questo fenomeno secondo tutti gli analisti durerà per i prossimi venti anni. Quindi è bene attrezzarsi per affrontarlo nel modo migliore.








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