2016-06-14 10:27:00

Gender. Gandolfini: preoccupazione per linee guida Miur


Attese a giorni le Linee guida del Ministero dell’Istruzione previste dal comma 16 della legge sulla “Buona Scuola” per la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni. Esprimendo pieno favore a progetti finalizzati al contrasto della violenza sessuale e del femminicidio, il Comitato Difendiamo i nostri Figli, organizzatore di due Family Day, evidenzia il rischio che all’interno del comma 16 siano introdotti progetti ispirati all’ideologia gender e per questo lancia il “Manifesto per la libertà di educazione”. Paolo Ondarza ha intervistato il presidente Massimo Gandolfini:  

R. – Il comma 16 è scritto in un linguaggio ambiguo. Nella prima parte di questo comma si parla giustamente - e quindi condividiamo in pieno – di educare il ragazzo, l’adolescente, il bambino ad avere dei sentimenti di massimo rispetto nei confronti di tutte le persone e quindi contro ogni forma di violenza e di violenze in modo particolare per quanto riguarda, ad esempio, la violenza del maschio sulla femmina, ma si potrebbe anche dire il contrario. Per cui una lotta ad ogni forma di violenza, di discriminazione che sia legata al sesso. Il problema è che nell’ultima riga di questo comma 16 si parla anche di discriminazione per orientamento e identità di genere. A questo punto, il linguaggio rischia di diventare molto ambiguo, perché mentre, forse, nella tradizione italiana il termine “genere” significa sostanzialmente “sesso”, dalla cultura anglosassone che parte dagli Anni ’50 ed arriva fino ad  oggi, risulta che il “gender” che noi traduciamo in italiano “genere” non vuol dire esclusivamente e necessariamente maschio e femmina, ma indica una forma di orientamento affettivo, sentimentale e quindi anche sessuale ed erotico, che comprende invece delle categorie diverse; si è arrivati addirittura a fare una nomenclatura di 58 generi diversi!

D. - Questo a livello pratico nella scuola nella scuola come si concretizza?

R. – Purtroppo è già accaduto: si sono scritti dei percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità dei bambini in cui, sostanzialmente, si partiva dall’idea che l’appartenenza biologica - quella che possiamo chiamare identità sessuata maschile e femminile - è un dato esclusivamente biologico, ma che la costruzione della personalità secondo attrattive affettive sentimentali, ma anche sessuali ed erotiche può avvenire attraverso scelte plurime arrivando addirittura a parlare di 58 generi diversi.

D. - Proprio sul comma 16 c’è stato un tavolo tecnico e sono state ascoltate e prese in considerazione varie proposte. Voi avete presentato le vostre?

R. - Noi abbiamo presentato delle proposte molto semplici. Questa commissione si è riunita; sappiamo che è stato scritto un testo che almeno ufficialmente non è stato ancora diffuso, per cui siamo da una parte preoccupati e dall’altra desiderosi di vedere. Prima proposta: dare la possibilità a tutte le scuole di ordine a grado della Repubblica che ci sia l’obbligatorietà del consenso informato da parte dei genitori. Seconda proposta: tutti i percorsi che riguardano affettività, sessualità, facciano parte delle  materie extra curriculari e come tali, il genitore possa dire dire: “Io mando il bambino, oppure io ritiro il bambino perché non condivido questa impostazione”. Terzo punto: nel caso in cui il genitore decide di non far partecipare il bambino, si dia al bambino, al ragazzo, all’adolescente la possibilità di avere degli insegnamenti alternativi. Quarto punto: basterebbe fare riferimento ad una postilla che il governo italiano pose nel 2010 al cosiddetto Trattato di Istanbul nel quale si dice: “Attenzione, che per la cultura e la tradizione italiana il termine ”genere” vuol dire “sesso””.

 








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