2016-06-15 11:33:00

Senato: nuove proposte per combattere la schiavitù sessuale


Si è tenuto oggi al Senato il convegno “Un mare di schiave” dove sono state presentate alcune proposte volte a una maggiore protezione delle vittime dello sfruttamento sessuale in arrivo via mare. E’ questo il triste epilogo di centinaia di donne, soprattutto nigeriane, traghettate dalla miseria alla prostituzione forzata nelle città occidentali, con la promessa di un futuro migliore. Gioia Tagliente ha intervistato Federico Soda, direttore dell'Ufficio coordinamento per il Mediterraneo dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim): 

R. – La situazione attuale preoccupa moltissimo, perché siamo di fronte a dei flussi, principalmente dall’Africa subsahariana – in Libia e attraverso il Mediterraneo – composti sempre di più da gente giovane, che viene spostata per scopi di sfruttamento, sessuale o di lavoro. C’è un aumento notevole, soprattutto di donne e bambine nigeriane – quest’anno ne abbiamo già identificate 2.000 – e c’è anche una crescita notevole di minori non accompagnati di varie nazionalità subsahariane. Siamo a oltre 7.000 minori accompagnati e non.

D. – Come mai la situazione è peggiorata negli ultimi anni? C’è forse poca vigilanza da parte delle istituzioni?

R. – La situazione è peggiorata perché le condizioni nei Paesi di origine non stanno migliorando. La migrazione, per certe famiglie, sta diventando una vera strategia per migliorare le proprie condizioni e il proprio futuro. Per quanto riguarda lo sfruttamento sessuale, deve esserci anche una richiesta per queste persone e un mercato in Europa, quindi anche questo ci preoccupa moltissimo. C’è una richiesta che continua ad attirare i trafficanti a spostare sempre più persone.

D. – Quindi i trafficanti approfittano dell’esodo dei profughi: quali sono le soluzioni per combattere questa importante emergenza?

R. – Innanzitutto, bisogna creare e sviluppare dei canali legali e dei percorsi più sicuri tramite cui la gente si può spostare senza doversi rivolgere ai criminali. Per quanto riguarda la tratta e lo sfruttamento, bisogna essere più attivi nei Paesi di origine con educazione e formazione sui rischi e i pericoli, non solo del viaggio, ma anche dello sfruttamento. Ma ci vogliono poi anche campagne di sensibilizzazione nelle comunità europee dove queste persone vengono trafficate. E infine, anche in questi Paesi subsahariani sono necessarie attività più complesse, di sviluppo ed economiche, che diano alle persone una scelta. E la migrazione non deve essere l’unica scelta: ossia essere costretti a migrare solo per avere una vita più un po’ più dignitosa o migliore.

D. – Quali sono le proposte emerse durante la Conferenza?

R. – Abbiamo identificato delle priorità, in seguito a delle raccomandazioni che l’Oim aveva già preparato e coordinato con i vari partner, e la necessità di stabilire delle case di fuga dove le donne e le bambine che identifichiamo possano essere accolte immediatamente dopo lo sbarco: questa è infatti una mancanza grave nel sistema in questo momento. E abbiamo poi anche parlato della necessità di gestire i flussi in un modo più completo, attraverso la collaborazione e il dialogo con i Paesi d’origine per una migliore gestione degli stessi. 








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