2016-06-17 12:20:00

Sicilia. Antoci: umiliato per il grande reato ambientale


Una battaglia dura e intransigente per combattere il fenomeno degli incendi dietro a cui potrebbe celarsi l'intervento di clan mafiosi, è ciò che promette Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, area colpita dalle fiamme. Valentina Onori lo ha intervistato:

R. – Oggi la situazione è migliorata molto perché il vento di scirocco è terminato. Questo vento fortissimo di scirocco ha trasportato il fuoco anche a 40-50 metri di distanza. Adesso stiamo cercando di capire se ci sono effetti di dolo.

D. – È convinto che si tratti di dolo?

R. – Si è approfittato di questo momento di forte scirocco, qualcuno si è divertito, come ha fatto anche in altri momenti nel passato. Dato che noi vogliamo mettere un punto fermo su questo problema, facendo capire che non scherziamo, ci costituiremo parte civile su tutti i processi che si porteranno avanti nei confronti di piromani, così cominciamo anche a dare una prima risposta molto forte che finora non è mai stata data.

D. – Quindi manterrete una linea dura...

R. – Ieri è stato compiuto un atto ignobile che non solo ha messo a rischio la vita di cittadini e di persone, ma che ha cancellato decine e decine di migliaia di ettari di biodiversità che l’Europa ci invidia. Per questo andremo avanti senza fare sconti a nessuno.

D. – Le agromafie imperversano sempre di più…

R. – Con la lotta ai fondi europei abbiamo dato un forte colpo alle agromafie. Stiamo portando avanti anche la lotta ai fenomeni di macellazione clandestina e anche lì abbiamo ottenuto dei risultati importantissimi. Il Protocollo di legalità che abbiamo fatto sarà applicato a tutta Italia. Abbiamo agito su questo versante facendo i fatti e ottenendo risultati. Quello che bisogna fare, soprattutto per farlo vedere ai cittadini, è far vedere che lo Stato c’è attraverso i  risultati, perché la gente non ha bisogno di chiacchiere.

D. – Lei pensa che dietro ci siano dei clan per il controllo del territorio?

R. – Noi abbiamo colpito le famiglie mafiose togliendo loro non milioni ma miliardi di euro che hanno incassato in questi anni dai fondi europei. C’era un accordo regionale su questo, quindi c’era un’attività legalizzata che percepiva dei fondi che invece dovevano andare ad agricoltori onesti o a giovani che dovevano aprire un’attività. Questo colpo che abbiamo sferrato, con risultati importanti, è parso chiaro anche dall’attentato che ho subito io in prima persona. Forse c’è un filo conduttore, anche se non penso che ci sia solo questo. È il frutto di più aspetti, perché questi incendi si sono verificati anche negli anni precedenti, ma forse anche questo ha influito.

D. – Oggi il ministro Alfano verrà in Sicilia. Cosa si aspetta?

R. – Quando è venuto in occasione del mio attentato ha detto delle cose che poi ha mantenuto: ha mandato le forze speciali, lo Stato si è organizzato. Anche il presidente Renzi si è messo a disposizione creando le condizioni perché ci fosse una risposta forte da parte dello Stato. Mi aspetto che lo Stato continui su questa linea dura e intransigente. Ma lo Stato siamo anche e soprattutto noi, ogni singolo cittadino. Questa è una terra che non ha bisogno di eroi e di simboli: ha bisogno di normalità, di fare il proprio dovere e ognuno lo deve fare ritagliandosi un pezzetto di responsabilità. Se questo avviene ci saranno sempre meno persone sole e sempre meno persone sotto scorta perché rischiano la vita. E’ una terra che ha bisogno di normalità.

D. – Vengono colpiti in questo modo anche dei beni collettivi…

R. – Io in qualità di presidente regionale di Federparchi le dico che sono veramente umiliato. A giorni avremo un importantissimo convegno internazionale sugli alberi monumentali alla presenza di tante persone. Mi piange il cuore al pensiero che alcuni di questi alberi siano andati in fumo.

D. – Quali sono le tecniche che utilizzano per dar fuoco? È stata attuata una strategia?

R. – Ci sono diverse tecniche. Ne cito una che è la più efferata: quella di dare fuoco a gatti o altri animali vivi che correndo infiammano più posti per poi finire bruciati insieme al fuoco che loro stessi hanno alimentato. Questa è una tecnica efferata, brutta, da animali quali sono loro. Sono loro i veri animali! Loro vogliono fare la guerra? Bene, noi siamo pronti. Gli strumenti saranno quelli di dimostrare che non si fanno sconti a nessuno. È stato compiuto un grande reato ambientale.

D. – Ha paura per la sua incolumità?

R. – Le dico solo che la mafia non sparava dal ’92, dai tempi delle stragi di mafia. Lo ha fatto nei miei confronti e nei confronti degli uomini della mia scorta. Oggi sono qui a parlare con lei. Mi basta dirle che ora rispondiamo e reagiamo.








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