Preservare i fondamenti della democrazia e proporre azioni volte ad assicurare ed ampliare i diritti sociali già conquistati, senza sacrificare i poveri e gli esclusi: è quanto chiede la Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb) al Congresso nazionale, nel momento in cui l’organo legislativo si appresta a esaminare tre disegni di legge riguardanti gli indigeni, i giovani e il disarmo.
Non violare i diritti dei popoli indigeni
Nel primo caso, la proposta di emendamento costituzionale
215 (Pec 215/2000) mira a modificare la Carta fondamentale trasferendo dal governo
al parlamento il diritto di demarcare i territori indigeni e di rivedere vecchie demarcazioni
in base a nuovi criteri. Ma il rischio è che il Congresso subisca le forti influenze
dei grandi proprietari terrieri. Tale disegno di legge, scrive la Cnbb, “è un colpo
mortale per i diritti dei popoli indigeni”, perché “la sete di profitto dei grandi
proprietari terrieri non può sovrapporsi ai diritti originari dei popoli indigeni,
riconosciuti dalla Costituzione”.
Tutelare i giovani, vittime di violenze
Nel secondo caso, i presuli si dicono contrari alla
Pec 171/1993, ovvero alla riduzione della maggiore età ai fini penali da 18 a 16 anni.
Secondo i promotori della riforma, quest’ultima si rende necessaria perché la piena
capacità di intendere e di volere degli adolescenti oggi si raggiunge prima. Ma “insistere
sul fatto che l'arresto di delinquenti minorenni sia una soluzione per la violenza
nel Paese – scrive la Cnbb – significa attribuire ai giovani la soluzione di una situazione
della quale sono più vittime che colpevoli”. “Dei 56 mila omicidi avvenuti in Brasile
nel 2012, infatti – riportano i presuli – circa 30 mila (pari al 53,5%) riguardavano
i giovani”. Di qui, il richiamo della Chiesa cattolica a “investire, piuttosto, in
misure sociali ed educative, in politiche pubbliche per i ragazzi e nel rafforzamento
della famiglia”, perché questo “è il modo efficace per porre fine alla violenza”.
Promuovere una cultura della pace e della non-violenza
Il terzo progetto citato dai vescovi è la Pec 3722/2012
che mira ad abrogare lo Statuto sul disarmo: in vigore dal 2003, esso disciplina rigidamente
la registrazione, il possesso, il porto e la vendita di armi da fuoco e munizioni.
Abrogarlo, dicono i vescovi, è quindi “estremamente dannoso”, perché “facilitare l’acceso
alle armi significa aumentare le occasioni di omicidio e sostenere la falsa idea che
la sicurezza è nelle armi personali”. Al contrario, i vescovi esortano a “promuovere
una cultura della pace attraverso la non violenza, investendo in politiche pubbliche
efficaci per l’intera popolazione”.
Mantenere viva la speranza
“Attenti al futuro e consapevoli che la cittadinanza
debba essere costruita e difesa ogni giorno, soprattutto nei momenti difficili – conclude
la nota episcopale – lanciamo un appello ai parlamentari: non approvate queste proposte!
E al popolo brasiliano chiediamo di mantenere viva la speranza che non delude”. (I.P.)
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