2016-06-19 08:00:00

Campi estivi Amnesty: la meglio gioventù che cresce e si attiva


Da giugno a settembre in Piemonte, Umbria e Lampedusa sono attivi i campi estivi per i diritti umani di Amnesty International dedicati al tema della discriminazione. Una vacanza diversa che cambia concretamente la visione personale di giovani e ragazzi chiamati attivamente a partecipare alle varie esperienza formative durante il campo, ma non solo. "Il lavoro continua anche e soprattutto una volta tornati a casa" sostiene Roberta Zaccagnini l'organizzatrice. Attraverso workshop, laboratori e approfondimenti con esperti e testimoni di violazioni dei diritti umani, Amnesty cerca di dare strumenti utili ai partecipanti. Al microfono di Valentina Onori, Roberta Zaccagnini di Amnesty International ci parla di queste esperienze con un focus particolare al campo estivo di Lampedusa:

R. – Quest’anno i campi estivi di Amnesty International crescono: dai tre campi tradizionali che facevamo  ogni anno – ormai da cinque anni - sono diventati cinque. Crescono perché cresce l’esigenza, l’istanza della mobilitazione della società civile che ha bisogno di impegnarsi in prima persona in quello che fa e per fare questo non necessariamente deve andare in luoghi distanti da casa ma capisce, finalmente, che può farlo anche in Italia e soprattutto anche dal giorno successivo al rientro dal campo. Si imparano delle tecniche di mobilitazione e già nel 2011, nel campo di Lampedusa, si proponeva proprio di portare delle persone e vedere quello che succedeva veramente in quell’isola al di là della distorsione mediatica. Da quell’anno il campo è cresciuto e per noi è diventato il luogo simbolo dove chiamiamo le persone a confrontarsi sulle tematiche dei migranti. Ci sono circa dieci esperti con un approccio diverso al problema: c’è chi fa ricerca e soccorso in mare, c’è chi fa assistenza legale una volta che il migrante è riuscito ad entrare, c’è chi si occupa di minori. Ed è molto presente la testimonianza dei lampedusani i quali tengono la biblioteca aperta per i ragazzi. Quest’anno quello che andiamo a fare è proporre due campi diversi: uno a luglio, dal 23 al 30, e uno a settembre per persone di età superiore ai 35 anni.

D. - Che cosa farete in questi campi?

R. - Sono percorsi di consapevolezza molto profondi con livelli di approfondimento abbastanza elevati sulle tematiche. La giornata tipo è questa: svegliarsi la mattina, fare attività di approfondimento, dei workshop, degli incontri. Intorno a metà settimana si comincia a costruire un piccolo progetto per lasciare qualcosa all’isola di Lampedusa. Abbiamo cominciato nel 2013 lasciando dei murales in luoghi importanti della città: al molo dove arrivano gli sbarchi, al campetto di calcio, nella biblioteca dei ragazzi. Questi murales rappresentano tematiche relative alla migrazione. Andremo ad arricchire l’isola con altri murales che rimarranno lì e che continueranno a raccontare la nostra storia e la storia del popolo di Lampedusa.

D. - Quanto sono utili questi campi estivi?

R. - Ho sentito le testimonianze delle persone che sono venute nel corso degli anni e tutti raccontano il campo estivo come un’esperienza in grado di cambiare la loro vita. Dopo i campi il 20 – 25 percento dei partecipanti continua ad attivarsi con Amnesty International. Quindi è un percorso di consapevolezza che va a confluire in un percorso d’azione. Ma anche coloro che non si attivano con Amnesty International, sono più attivi nella loro realtà e nelle loro professioni.

D. – E negli altri campi?

R. – C’è un filo rosso  in questi percorsi: attraverso delle metodologie partecipative esperienziali andiamo soprattutto ad approfondire il tema della discriminazione nei confronti dei rom, dei migranti e delle persone della comunità Lgbt.

D. - Che risposta ricevete?

R. - La cosa più curiosa è che a volte, soprattutto coloro che hanno tra i 14 e i 19 anni vengono mandati dai genitori. A volte questi ragazzi, almeno la metà, arrivano un po’ “indotti”. Quello che accade lì in realtà è un percorso di crescita impressionante in una sola settimana. Il cambiamento che vedo immediatamente è proprio la crescita.

D. - Quindi è un lavoro che poi devono portare anche a casa …

R. - Sì. Per noi funziona se lo portano a casa. Diventano persone più consapevoli e più attive, cioè se poi la loro vita cambia. A volte abbiamo la fortuna di riuscire a monitorare i risultati nel medio lungo termine. Rimaniamo in contatto con questi ragazzi che poi provengono da tutte le parti d’Italia. A volte mi permetto di dire che questa è la meglio gioventù. Secondo me tutti coloro che sono molto negativi sui giovani di adesso dovrebbero vederli, dovrebbero partecipare ad uno di questi campi per farsi accendere la speranza, perché noi usciamo da queste esperienze sfiniti, morti, stanchi, però con una speranza fortissima verso il futuro.








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