2016-06-19 08:45:00

Oslo: Congresso contro la pena di morte


Si apre ad Oslo in Norvegia il sesto Congresso Mondiale contro la pena di morte. Un appuntamento che cade ogni tre anni e che ha visto la nascita nel 2001 a Strasburgo. Obiettivo del Congresso è quello di aumentare la sensibilizzazione dell’opinione pubblica internazionale e spingere sempre più Paesi ad aderire ad una moratoria completa delle esecuzioni. Intanto, aumentano i Paesi che hanno abolito la pena di morte o hanno cessato di applicarla: nel 2015, la Repubblica Democratica del Congo, le Fiji, il Madagascar e il Suriname hanno portato a 140 il numero degli Stati abolizionisti. I numeri relativi alle esecuzioni capitali restano tuttavia drammatici. Nel 2015 almeno 1634 persone sono state giustiziate in 25 diversi paesi, mentre sono state 1998 le condanne a morte comminate in 61 Stati. Stefano Leszczynski ne ha discusso in una recente puntata della trasmissione di approfondimento “Il Punto” con Carlo Santoro della Comunità di Sant’Egidio, Patrizio Gonnella dell’Associazione "Antigone" e con Antonio Stango coordinatore del sesto Congresso Mondiale e membro del direttivo di "Nessuno Tocchi Caino":

Si svolge  ad Oslo – in Norvegia – tra il 21 e il 23 giugno il VI Congresso Mondiale contro la Pena di Morte, promosso dalla Ong francese “Ensemble Contre la Peine de Mort” e dalla “World Coalition Against Death Penalty”, di cui fanno parte circa 140 organizzazioni da tutto il mondo e con il contributo del Ministero degli Esteri della Norvegia. Scopo del Congresso è quello di proseguire l’opera di sensibilizzazione internazionale per l’abolizione della pena capitale, ampliare il consenso nei confronti di una moratoria in sede di Assemblea Generale Onu e spingere alcuni Paesi che di fatto hanno abolito la pena di morte a fare lo stesso anche di diritto. Il Congresso mondiale che sta per aprire i suoi lavori ad Oslo segue quello tenutosi a Madrid nel 2013 e che si svolge con regolarità ogni tre anni a partire dal primo Congresso tenutosi a Strasburgo nel 2001.

Il trend positivo dell’aumento dei Paesi abolizionisti è confermato dal coordinatore del Congresso di Oslo, Antonio Stango, membro del direttivo della ong "Nessuno Tocchi Caino", che sottolinea tuttavia come a questa situazione faccia da contraltare l’aumento del numero delle esecuzioni nei Paesi che hanno mantenuto la pena di morte nei loro ordinamenti. Quindi, se da un lato abbiamo Stati come la Mongolia che hanno abolito dal proprio codice penale nel 2015 la pena di morte, abbiamo anche Paesi come l’Iran o l’Arabia Saudita che hanno aumentato le esecuzioni.

Un capitolo a parte è rappresentato – spiega Antonio Stango – dalle misure straordinarie adottate nella lotta al terrorismo che in alcuni Paesi, come la Giordania, hanno ricominciato dopo un periodo di moratoria a fare ricorso alla pena di morte. L’opera di sensibilizzazione internazionale si arricchisce intanto di iniziative come quella di “Cities for Life” sostenuta dalla Comunità di Sant’Egidio, che porta diverse città internazionali a muoversi in rete per sostenere l’abolizione della pena di morte. Iniziative di "globalizzazione della speranza" – come le definisce Carlo Santoro – che hanno permesso di sostenere con forza anche la campagna per l’abolizione della pena di morte lanciata dalla società civile, dalle Chiese locali e da altre religioni in Indonesia.

Resta, tuttavia, il problema – spiega Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione "Antigone" – di tutti quei politici che cercano di guadagnare facili consensi con dissennati appelli in favore del ricorso alla pena di morte come forma di vendetta legalizzata. E questo – spiega Gonnella – nonostante casi come quello avvenuto recentemente a Orlando ci dimostrino la non validità del potere deterrente della pensa di morte. Attenzione – avverte però il presidente dell’Associazione "Antigone" – ci sono anche forme nascoste o subdole di condanna a morte, come l’ergastolo o come le disumane condizioni detentive che spesso possono spingere i detenuti al suicidio.








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