2016-06-22 14:58:00

Cara di Mineo, sei indagati. Mogavero: immorale speculazione


Gonfiavano il numero di migranti per far ottenere maggiori introiti alle aziende impegnate nei servizi al Cara di Mineo, uno tra i principali centri europei per i rifugiati, in provincia di Catania. Sei gli indagati in una indagine che ha stabilito in oltre un milione di euro l’importo della truffa, dal 2012 al 2015, ai danni dello Stato e dell’Unione Europea e avviata su risultanze di "Mafia Capitale". Tra i coinvolti funzionari e impiegati del Cara. Francesca Sabatinelli ha intervistato mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e delegato della Conferenza episcopale siciliana per le migrazioni e la carità:

R. – Non è una storia nuova purtroppo e, probabilmente, non sarà l’ultima perché chi ha interesse solamente a fare quattrini, o come manovale della vita organizzata o come mente che dirige nell’occulto i disegni, quando intravede la possibilità di sfruttare opportunità, dove c’è un grande giro di denaro, non si tira indietro di fronte al guadagno. Nulla di nuovo. Sono i sistemi della malavita, che da noi è malavita mafiosa, ma sono anche i sistemi che vedono intrecci tra la malavita organizzata e chi gestisce anche quelle che dovrebbero essere forme alte di assistenza e di soccorso a persone che sono in grande difficoltà.

D. – E questo è forse l’aspetto più squallido e più drammatico di tutta la vicenda…

R. – Sicuramente. Il fatto che si speculi su persone che ci stanno chiedendo di essere rispettate nella loro dignità e nei loro diritti, rende assolutamente immorale ogni operazione come quella registrata al Cara di Mineo. Tra l’altro, c’è da dire che questo squallore diventa ancora più esecrando nel momento in cui c’è una parte dell’opinione pubblica che lamenta un impiego esagerato – si dice ma non è così, e lo sanno bene in tanti – di risorse per soccorrere i migranti e poi parte di queste risorse viene mangiata da italiani senza scrupoli, che attingono a queste realtà per ingrassare se stessi senza guardare né la morale, né il diritto, né il carattere umanitario di certe strutture.

D. – Questo non è sicuramente il primo episodio e lei diceva che probabilmente non sarà neanche l’ultimo. Ci sarà però un modo per far sì che questo malaffare non si perpetui. Secondo lei, dove bisogna andare a rompere questa cordata mefitica e chi dovrebbe intervenire?

R. – Ci sono tre livelli di intervento, poi di volta in volta si potrà stabilire a chi spetta tirare la volata agli altri due. C’è un intervento di carattere culturale, su questo versante siamo tutti piuttosto vittime di informazioni di parte, manipolate e strumentalizzate. C’è un intervento della politica, che in questo settore ha delle responsabilità enormi di indirizzo di programmazione e di individuazione del controllo. C’è il livello delle autorità e delle istituzioni preposte all’ordine pubblico che, con le indicazioni ricevute dalla politica, devono effettuare controlli seri e a tappeto affinché non si verifichino queste disgustose trame di malaffare a danno dei poveri e degli ultimi. L’autorità di polizia, lì dove è messa in condizioni di operare, sa e sa far bene il suo compito e sa individuare le mele marce e buttarle via come si conviene in affari di questo genere.








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