2016-06-22 13:14:00

Condanna internazionale a test missilistico della Nord Corea


Ferma condanna di Stati Uniti, Giappone e Nato al doppio test missilistico effettuato nelle ultime ore dalla Corea del Nord nei pressi di Wonsan, sulle coste del Mar del Giappone. Il lancio dei razzi a media gittata, alla presenza del leader nordcoreano Kim Jon-un, è avvenuto quando a Pechino, dopo quattro anni di stallo, sono ripresi i colloqui a sei – tra Cina, Usa, Giappone, Russia e due Coree – dedicati alla questione nucleare di Pyongyang. Quali sono dunque gli obiettivi di tali test? Risponde Romeo Orlandi, vicepresidente di “Osservatorio Asia”, intervistato da Giada Aquilino:

R. – Due obiettivi: uno tecnico-militare e l’altro politico. Quello tecnico-militare è la riproposizione di esperimenti che sono necessari per raggiungere padronanza tecnica tale da poter lanciare questi missili e per far portare loro delle armi o addirittura delle testate nucleari. Poi, il motivo per cui si fanno a ripetizione questi lanci è anche per incutere timore: e questo è l’aspetto più politico. Il regime mostra i muscoli e fa vedere che può sedersi al tavolo della trattativa quando vorrà e con una maggiore leva negoziale, che è appunto quella del rischio che qualche lancio possa colpire delle città.

D. – Uno dei missili si sarebbe avvicinato alla soglia minima per poter affermare la riuscita di un lancio. Che pericoli ci sono di fatto?

R. – Al di là degli aspetti esterni - il più importante dei quali è la perdita di influenza della Cina sulla Corea del Nord, come se la Corea del Nord ora per la Cina rappresentasse più un rischio che un ‘asset’ - secondo me, andrebbe vista la lotta che c’è all’interno della Corea del Nord e della quale sappiamo poco: c’è chi vorrebbe schierarsi con la Russia, chi con la Cina, chi vorrebbe trovare una pace negoziata con gli Stati Uniti e con la Corea del Sud. Quindi probabilmente questo lancio serve anche a mettere ordine all’interno e a ristabilire la potenza, il comando e il rigore di Kim Jon-un.

D. – E’ un caso che i lanci siano avvenuti in concomitanza con la ripresa a Pechino dei colloqui a sei sulla Corea del Nord, dopo ben quattro anni?

R. – No. Non credo che sia un caso. È vero che ci sono delle finestre metereologiche che consentono alcuni lanci, però credo che il segnale sia inequivocabile: la Corea del Nord c’è, è potente e mostra i muscoli. Senza opinione pubblica, senza opposizione all’interno, almeno non diffusa, e con una forza di autodifesa significativa, questo regime può continuare ancora. Anche se non sappiamo per quanto tempo.

D. – Quindi la linea strategica, militare, geopolitica di Pyongyang quale sarà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi?

R. – Dimostrare che è forte, per mettersi così al tavolo delle trattative in maniera appunto più redditizia.

D. – Quali sono i Paesi che fanno da controparte negoziale?

R. – E’ chiaro che sono molti, sono tutti quelli riuniti a Shanghai, ma io direi che la leva l’hanno in mano gli Stati Uniti e la Cina. La vera novità di questi ultimi anni è che anche un accordo tra Stati Uniti e Cina per decidere il destino della Corea del Nord trova maggiori ostacoli dal fatto che Pyongyang sia sempre più indipendente e sempre meno alleata di Pechino.








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