2016-06-22 14:31:00

Libia: prorogata 'Operazione Sophia' contro tratta dei migranti


I ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno approvato la proroga dell’ "Operazione Sophia" per contrastare i traffici illeciti delle coste libiche nel Mediterraneo. La missione ha come scopo l'arresto degli scafisti e la distruzione delle loro imbarcazioni usate per la tratta dei migranti. Dal 2015 l'operazione ha raggiunto risultati notevoli salvando centinaia di migranti. Gioia Tagliente ha intervistato il comandante della missione, ammiraglio Enrico Credendino sulle importanti novità previste dal mandato:

R. – L’operazione viene estesa di un anno, fino al 27 luglio del 2017, mantenendo però come missione principale il combattere gli scafisti e i trafficanti di esseri umani che partono e che sono partiti frequentemente dalla Libia e quello rimane il mandato principale. Sono stati aggiunti ora, al mandato principale, due compiti che si chiamano “Supporting Task”: uno è l’addestramento della Marina libica e della Guardia costiera libica e l’altro è quello relativo all’implementazione dell’embargo delle Nazioni Unite delle armi che vanno e vengono dalla Libia a gruppi terroristici.

D. – Qual è l’obiettivo dell’addestramento?

R. – Per quanto riguarda l’addestramento della Marina e della Guardia Costiera libica, questo compito aggiuntivo, è molto importante perché consentirà ai libici di pattugliare le loro acque territoriali, che oggi non sono in grado di pattugliare - sia per mancanza di mezzi che di addestramento  - o che comunque riescono a pattugliare in maniera molto limitata. Il fatto che saranno in grado di farlo, aumenterà anche la sicurezza di quelle acque ed eviterà i tanti morti che oggi avvengono in quelle acque, Purtroppo molti migranti muoiono quando o il barcone o il gommone si rovescia appena partito, quindi in acque territoriali libiche, dove i libici oggi non riescono ad intervenire. Addestrandoli, daremo loro la capacità di poter intervenire e quindi di salvare molte vite umane; ma daremo la capacità di contrastare i trafficanti, sia di esseri umani che di qualunque altro traffico, che avvenga all’interno delle loro acque territoriali.

D. – Come si svolgerà l'addestramento?

R. – Prevalentemente in tre fasi, chiaramente su richiesta libica: adesso io ho già un team a Tunisi che sta iniziando i primi incontri. Stileremo il programma di addestramento insieme ai libici, in modo da poter esaudire le loro richieste e le loro esigenze; vedremo di cosa hanno bisogno e faremo una parte di questo addestramento in mare già in acque internazionali, imbarcando un gruppo di 80-100 ufficiali e sottoufficiali più anziani, che saranno i primi ad essere addestrati e che ci aiuteranno, nel futuro, ad addestrare i più giovani. Questo potrà iniziare abbastanza presto in acque internazionali su una grande nave o anfibiologistica, che deve essere offerta da un Paese membro. Dopodiché ci sarà una seconda fase che potrà iniziare in parallelo con la prima, durante la quale addestreremo del personale a terra in Paesi terzi, per esempio Grecia, Malta, ma anche Italia, che hanno già offerto o stanno per offrire le loro strutture. Anche in Libia, per esempio a Tripoli, si potrebbero addestrare fino a 500 persone, sempre se i libici ce lo chiederanno e ci offriranno questa disponibilità. Ci sarà poi una terza fase, che è quella che completa questo addestramento, che sarà svolta sui mezzi libici o sui mezzi che alcuni Paesi membri offriranno ai libici: l’Italia appronta alcune motovedette, che sarebbero dovute essere state consegnate alla Libia già nel 2011, ma che a causa della guerra non fu possibile fare: ora sono ripresi i contatti. Ma ci sono anche altri Paesi che pensano di offrire i mezzi idonei per il pattugliamento costiero. Faremo quindi l’addestramento finale su questi mezzi.

D. – Questa nuova strategia servirà per frenare ulteriormente il flusso di immigranti irregolari? E soprattutto sarà efficace contro i trafficanti di esseri umani?

R. – Questo nuovo compito servirà proprio a salvare più vite nelle loro acque territoriale e servirà anche ad arrestare gli scafisti che già oggi non possono più uscire in acque internazionali. Oggi  gli scafisti sono costretti a restare all’interno delle acque territoriale, dove noi però non possiamo intervenire. Potendolo fare i libici è chiaro che gli scafisti non saranno più in grado di uscire in mare! Quindi sarà molto efficace proprio perché consentirà di fermare gli scafisti prima che vadano in mare.

D. – La missione è nata nel 2015: ad oggi, quali sono i risultati raggiunti?

R. – Domani si compie un anno da quando l’Operazione “Sophia” è stata lanciata. In quest’anno - anche se il soccorso non è il mandato della missione, ma come tutti sanno in mare c’è una sola legge e cioè che chi è in difficoltà deve essere salvato, va tutelato, va protetto e quindi la mia priorità in mare è sempre quella di salvare chi  è in difficoltà. Noi abbiamo soccorso e salvato circa 16 mila persone e fra questi 900 bambini e 2.500 donne circa; abbiamo contribuito ad arrestare 71 scafisti e abbiamo neutralizzato circa 140 imbarcazioni che venivano usate dagli scafisti.








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