Far rispettare la legge, ma senza ricorrere alla violenza ad ogni costo: questo, in sintesi, l’appello lanciato dalla Conferenza episcopale filippina (Cbcp) alle forze dell’ordine del Paese. In una nota a firma del presidente dei vescovi, mons. Socrates Villegas, ed intitolata “Appello alla ragione ed all’umanità”, la Chiesa di Manila ricorda che non si può uccidere sulla base di un sospetto, poiché esso “non è mai l’equivalente di una certezza, mentre la pena può essere inflitta solo quando il reato è accertato”.
I cacciatori di taglie, moralmente inammissibili
Lo stesso dicasi per un sospetto in fuga: prima di ricorrere a “mezzi letali” per
fermarlo, i vescovi auspicano che le forze dell’ordine mettano in atto tutti i tentativi
possibili per “risparmiargli la morte”. Inoltre, la Cbcp ribadisce che “non è mai
moralmente ammissibile dare una ricompensa monetaria a chi uccide una persona”. Il
cacciatore di taglie che ammazza un ricercato e poi presenta alle forze dell’ordine
le prove di tale uccisione per riceverne una ricompensa, “non è diverso da un mercenario”,
sottolineano i vescovi, e “non importa che l’oggetto della caccia all’uomo sia un
sospetto criminale”.
Società non resti indifferente
In quest’ottica, la Cbcp ribadisce che “è dovere di ogni cattolico, di ogni cristiano
segnalare tutte le forme di violenza perpetrata da presunti vigilanti” e “tenersi
lontano da ogni partecipazione” a simili episodi. “Dobbiamo combattere la criminalità
– continua la nota – ma l’impunità con cui i trasgressori della legge portano avanti
i loro reati evidenzia anche i difetti del sistema penale” filippino. Tuttavia, “non
bisogna puntare subito il dito contro le forze dell’ordine, i pubblici ministeri o
giudici – afferma la Cbcp – Piuttosto, bisogna chiedersi se il silenzio, l’indifferenza
o i comportamenti dei singoli membri della comunità possano aver contribuito al propagarsi
del criminale ed all’aumento dei reati”.
Nessuno alzi le mani su un fratello
“La società civile e la Chiesa – aggiungono i vescovi – conta sulle forze dell’ordine
per far fiorire una società in cui tutti possano godere dei benefici della legge”.
“Chiediamo ai nostri ministri e giudici – continua la nota – di restare saldi nella
loro dedizione alla giustizia, perché non c’è affronto peggiore a Dio che usare i
propri talenti per fini contrari alla costruzione del Suo Regno”. “Nessuno alzi le
mani contro un fratello o una sorella – concludono i vescovi – Il sangue versato,
anche se è quello di un sospetto criminale, grida al cielo cercando giustizia!”. (I.P.)
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