2016-06-23 13:01:00

Yemen: emergenza alimentare per il 51% della popolazione


Oltre metà della popolazione yemenita vive nell'insicurezza alimentare ad un livello di "crisi" ed "emergenza". In alcuni governatorati circa il 70 per cento della popolazione fatica a sfamarsi. Questi alcuni dei risultati dell’ultima analisi dell’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), un sistema di analisi sull’insicurezza alimentare creato dalla Fao nel 2004. La guerra per procura combattuta nel Paese ha aggravato la situazione: dal 2015 la coalizione sunnita guidata da Riad sta conducendo una campagna militare contro i ribelli Houthi sciiti, sostenuti da Teheran provocando 6.400 morti e oltre 2 milioni di sfollati. Sulle novità che emergono in questo nuovo rapporto della Fao, Valentina Onori ha intervistato Rachele Santini della comunicazione dell’unità di supporto globale dell’Ipc:

R. – Ci sono dei dati particolarmente allarmanti relativi alla situazione di insicurezza alimentare nel Paese rispetto all’ultimo Rapporto del giugno 2015: in quest’ultimo si stimavano circa dodici milioni di persone in una fase di crisi e di emergenza, bisognose di assistenza umanitaria. Rispetto all’ultima analisi, c’è un aumento di circa due milioni di persone che - si stima - siano adesso in una fase di crisi e di emergenza. Questo dato corrisponde al 51 per cento della popolazione. Questa è una situazione che si è decisamente aggravata a causa del conflitto e di tutte le conseguenze che quest’ultimo ha comportato. È stato ristretto l’accesso agli aiuti umanitari ed è difficile raggiungere le popolazioni più vulnerabili; inoltre, a causa dell’aumento dei prezzi e dell’instabilità socio-economica, che il conflitto non ha fatto altro che aumentare, le persone sono più isolate. Meno della metà dei mercati, nei vari governatorati, è funzionante: questi non sono raggiungibili; i trasporti sono inagibili, soprattutto a causa dell’aumento del prezzo del petrolio.

D. – Qual è la reale portata della crisi umanitaria?

R. – I numeri parlano chiaro. Continuiamo da tempo a dire che la situazione è grave e che c’è bisogno di intervenire. Il conflitto nel Sud del Paese, tra Al Qaeda e le forze governative, continua, nonostante ci sia stato un brevissimo periodo di cessazione. Le cause di questa situazione non sono ancora state affrontate. Il sistema di analisi dell’IPC non solo descrive la situazione, ma in realtà ne sottolinea le cause. Se non si risolvono queste, i numeri continueranno a crescere o a rimanere comunque gli stessi, che è altrettanto grave.

D. – Ad agosto 2015, il presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa affermava che “dopo cinque mesi di guerra, lo Yemen appare come la Siria dopo cinque anni di conflitto”. Perché?

R. – Lo Yemen è in un crocevia: in una zona molto "calda", un Paese che continua ad essere in totale conflitto, ancora non risolto. Sicuramente la situazione in Yemen è sospesa e gli interventi non sono totalmente finalizzati a risolvere il conflitto: questo protrae la vulnerabilità e colpisce tutta la popolazione, che è la prima vittima di tutto questo.

D. – Una proposta di risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione umanitaria in Yemen prevede la formazione di una Costituzione, un referendum e delle elezioni…

R. – Sicuramente la via diplomatica è una via importante da intraprendere, e in maniera anche concreta, il prima possibile. Però, quello che esce principalmente da quest’analisi sono le persone che al momento stanno subendo tutte le conseguenze del conflitto; anche perché sappiamo che questi processi possono prendere molto tempo, e il tempo al momento è un fattore molto importante per queste persone.

D. – Avete ricevuto delle risposte o delle reazioni immediate a questo report?

R. – Sicuramente un profondo interesse e scrutinio dei risultati; ancora non si è concretizzata un’attività. Sicuramente il governo ha convalidato i risultati – e questo è sicuramente un ottimo passo: il riconoscimento della situazione – per far sì che poi i risultati si trasformino in politiche o in azioni specifiche.

D. – Le persone che hanno condotto questo Report che testimonianze riportano dallo Yemen?

R. – Un grandissimo livello di emergenza; scarsissimo accesso e disponibilità di dati importanti per poter misurare la magnitudine dell’insicurezza alimentare.

D. – Il Direttore Generale della Fao, organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ha incontrato Papa Francesco. Il Papa si è dimostrato anche molto sensibile alla crisi umanitaria nello Yemen. Cosa potrebbe favorire questo incontro?

R. – È un incontro tra persone che lavorano; il direttore della Fao ha un’istituzione intera che sta lavorando su tutte queste tematiche. Avere l’appoggio e la sensibilità del Papa, che sostiene tutti i lavori, è importantissimo. Questo dimostra che c’è l’intento di affrontare i problemi e di lavorare insieme per questo; sensibilizzare: portare all’attenzione di tutti queste situazioni di emergenza. E sicuramente anche l’appoggio e le parole del Papa a favore di queste tematiche sono fondamentali. Credo che le aspettative siano quelle di una comunità di intenti, per riuscire, anche a livello politico, a fare pressioni su queste situazioni.








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